Test per l’esame di giornalismo sul Big Bang che sta lacerando il Movimento
5 Stelle. Il candidato consideri che:
a) L’ex parlamentare Alessandro
Di Battista ha chiesto «il prima possibile un congresso» del M5S, scatenando l’ira funesta del fondatore Beppe Grillo.
L’ex deputato inizialmente ha usato il fioretto, invitando
il cosiddetto comico a spiegare chiaramente il motivo del suo dissenso: poi è passato alla sciabola. «Ieri ho parlato di
congresso e delle mie idee e Beppe mi ha mandato a quel paese. Io ho delle idee
e, se non siamo d’accordo, francamente,
amen». Il prossimo passo sarà imbrattare la statua dell’Elevato.
b) Peraltro, il vero nodo del contendere era la possibilità
che il bi-premier Giuseppe Conte
assumesse la guida dei pentastellati.
«Ho fiducia» nel fu Avvocato del Popolo,
la rassicurazione in pieno stile renziano di Dibba,
«non deve temere picconature». A differenza della lingua italiana.
c) Il Giornale ha sintetizzato lo scontro freudiano (sotto)titolando: «Di Battista rompe con Grillo». Ma il complemento probabilmente era superfluo.
d) Visto che il suo “figliastro politico” gli aveva chiesto
di argomentare la propria posizione, il garante
ha ribattuto con il consueto garbo. «Basta
o decido tutto io». Quando si dice un ampio Dibba-ttito interno.
Il Movimento 5 Stelle e il Venezuela
e) Intanto è scoppiato il caso del presunto finanziamento da 3,5 milioni di euro
che Caracas avrebbe elargito in nero
ai grillini nel 2010. E che Vito Crimi,
reggente dei Cinque Stelle, ha liquidato come «fake news semplicemente
ridicola e fantasiosa», aggiungendo che «sulla questione non c’è altro da
dire». Che sarebbe la versione 2.0 del mitologico e giuridicamente inappuntabile «vi chiedo di fidarvi di me».
f) Rabbiosa la replica di Davide Casaleggio, figlio del cofondatore Gianroberto, che ha fatto presente che «il Governo attuale
venezuelano ha smentito la fake news».
Scordandosi però di precisare che
l’odierno Presidente del Paese sudamericano è Nicolás Maduro. Cioè colui che all’epoca, da Ministro degli Esteri
di Hugo Chávez, avrebbe spedito la
valigetta incriminata al consolato di
Milano. E niente, questa fa già abbastanza ridere di suo.
g) Sul tema, il leader di Italia Viva (e, almeno sulla carta, alleato di Governo) Matteo Renzi ha invocato l’apertura di un’inchiesta. «È giusto che si indaghi come si è indagato su Salvini» ha dichiarato, riferendosi a quella pagliacciata del Russiagate alla cassoeula. Curioso come non abbia chiesto altrettanta sollecitudine per i suoi genitori o gli esponenti (passati e presenti) del Giglio magico. Ma siamo certi che si sia trattato solo di una svista: in Bonafede o, tutt’al più, preterintenzionale.
Ciò posto, illustri il candidato la lenta ma inesorabile
trasformazione del Movimento 5 Stelle da hotel
di lusso a B&B.
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