Tenetevi forte e trattenete il respiro: Roma avrà la Metro D. L’annuncio, almeno a livello di intenzioni, è arrivato direttamente dall’assessore capitolino ai Trasporti Pietro Calabrese, secondo cui l’apposita delibera «passerà in giunta e poi al vaglio degli uffici».
Sembra uno scherzo o una battuta – e non si può escludere che in qualche misura lo sia per davvero: perché i disservizi attuali di Atac, l’azienda che gestisce i trasporti pubblici della Città Eterna, sono sotto gli occhi di tutti, turisti e residenti che quotidianamente oppongono la tipica ironia romana ai disagi dell’Urbe.
Si è ormai fatta l’abitudine a ritardi cronici, guasti e perfino incendi di mezzi pubblici: nonché agli scioperi senza fine, come quello di 24 ore del prossimo lunedì 24 febbraio, indetto dal sindacato Fast Confsal col rispetto delle consuete fasce di garanzia (dall’inizio del servizio fino alle 8,30 e dalle 17 alle 20).
E queste piccole disfunzioni si vanno ad aggiungere a problematiche inveterate quali, per restare soltanto alla metropolitana, le chiusure delle stazioni, che oltretutto fanno a turno garantendo ogni volta delle sorprese: al momento, per dire, tocca a Cornelia, sulla linea A, sbarrata per la revisione ventennale di scale mobili e ascensori – che speriamo venga effettuata con maggiore efficienza rispetto alla vicina Baldo degli Ubaldi, dove i vari elevatori continuano a bloccarsi più o meno con la stessa frequenza antecedente alla manutenzione.
La vera barzelletta della Città Eterna, però, resta Barberini, sempre sulla linea A: chiusa il 23 marzo 2019 a causa di un cedimento delle scale mobili che per puro caso non ha provocato feriti, è stata riaperta a inizio mese (ma solo in uscita) perché, come acutamente argomentato dal sindaco Virginia Raggi, «un anno di lavori per riaprire una fermata della metropolitana è davvero troppo». Non sia mai che il suo fulgente prestigio ne risulti offuscato.
Del resto, è possibile – se non probabile – che anche il proclama relativo alla Metro D, che dovrebbe andare dall’Eur a Montesacro, sia un tentativo di riguadagnare il consenso da tempo evaporato. Una mossa che però non tiene conto del fatto che i Romani, come da un recente sondaggio, preferirebbero piuttosto che funzionassero le linee attuali. Ma tanto si sa che Virgy andrebbe comunque per la sua strada (e senza prendere mezzi pubblici, lei), come per i risibili progetti della funivia e dei bus elettrici.
D’altronde, un autore come l’americano John Gray lo aveva intuito quasi tre decadi or sono. E a un sindaco marziano come Ignazio Marino non poteva che subentrare una prima cittadina venusiana.
More Stories
Nasce l’Associazione “Uniti per Rovigo – Capitale del Polesine”: un nuovo impegno per il futuro del territorio
Ius Scholae, Tajani al Meeting di Rimini: “Preferisco chi non ha origine italiana ma canta l’inno di Mameli”
Crisi di ascolti per tutti i telegiornali, tranne il Tg di Mentana + 20%. Ci si informa online