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4 anni fail
di
Enrico SalviAl termine di un’ora e 44 minuti di follia in una giornata autunnale tedesca, il Gran Premio di Hockenheim consegna ai tifosi e agli addetti ai lavori temi di discussione che potrebbero durare settimane.
Il primo tema è quello che riguarda tutti gli appassionati, sulle sensazioni finali: possiamo parlare senza troppi giri di parole di una gara tra le più imprevedibili della storia della Formula 1, con colpi di scena fino all’ultima curva. Dopo le ultime tre gare ci vuole coraggio a definirla “Formula Noia”: in Austria la lotta fino all’ultimo giro tra i due talenti del presente e del futuro, a Silverstone battaglie all’ultimo sangue con manovre al limite ma corrette. Infine Hockenheim, con l’imprevedibilità della pioggia (caduta all’inizio e a metà gara), gli errori, le Safety Car (ben 4 più 2 Virtual) e anche la favola del piccolo team sul podio, con la Toro Rosso di Danil Kvyat e il primo punto della Williams. Gli highlights proposti in basso sono della durata di 7 minuti e mezzo, ma forse non ne sarebbero bastati 15.
Il primo spazio “personale” è da dedicare al vincitore, Max Verstappen. Nella gara degli errori non è stato il migliore (con un’altra bruttissima partenza e un pizzico di fortuna in quel 360° a metà gara), ma una volta presa la testa non l’ha più lasciata, guidando con autorità e giudizio fino alla bandiera a scacchi. Settima vittoria in carriera, la seconda negli ultimi 3 GP, ma soprattutto quella sensazione che abbia messo definitivamente alle spalle i “bollenti spiriti” dei suoi primi anni in Formula 1: a 22 anni ha probabilmente ultimato il processo di maturazione. Discorso diverso per Charles Leclerc, che ieri ha fatto vedere una volta di più come il manico c’è eccome, ma manca l’esperienza che non ti possono dare solamente 30 gare in questa categoria – non a caso Verstappen è alla sua quarta stagione nonostante la giovane età. Sono errori che ci stanno nel processo di crescita del monegasco, la prima vittoria è sfuggita un’altra volta ma non tarderà ad arrivare.
E così quest’anno un’altra Ferrari è andata a muro ad Hockenheim. Proprio qui dove 365 giorni fa aveva iniziato il suo ciclo negativo (con il Mondiale sfuggito di mano accumulando gli errori di Monza, Austin e Suzuka), Sebastian Vettel conclude al secondo posto una gara tra le più belle della sua carriera. Detto ad un 4 volte campione del mondo può suonare strano, ma il tedesco è stato l’unico a non fare errori pesanti, al contrario dei suoi diretti rivali. Nonostante un ritmo non superlativo sul bagnato, è stato attento e sull’asciutto ha messo in pista tutto il potenziale di cui disponeva questo weekend la Rossa, non sfruttato nel disastroso sabato di qualifiche.
A Seb serviva una gara di questo genere come il pane e dire che la rimonta dal 20° posto al secondo sa di vittoria non è avventato, anche alla luce del mancato trionfo del Canada. Adesso è necessaria una vittoria completa, vera, anche per far tornare alto il morale nella scuderia, che non è riuscita a cogliere le poche occasioni concesse dalla Mercedes.
Chi esce ridimensionato dal weekend tedesco sono proprio le Frecce d’Argento, nella gara delle ricorrenze (i 200 Gran Premi della scuderia ed i 125 anni nel motorport) ed in particolare Lewis Hamilton. L’inglese non ha minato la rincorsa verso il sesto titolo mondiale (grazie anche al sanguinoso errore di Bottas) ma ha commesso più errori in una gara che nelle 10 precedenti messe insieme, andando in tilt sulla pista umida con le gomme slick. È davvero raro vedere The Hammer buttare via una gara mentre si trova al comando, le difficili condizioni fisiche tra mal di gola e febbre sono solo giustificazioni parziali.
Accuserà il colpo tra 7 giorni a Budapest? La Ferrari riuscirà a vincere il primo Gran Premio stagionale? Verstappen continuerà nel suo ottimo periodo di forma? Per fortuna lo scopriremo già dal prossimo weekend, con una certezza: non è più la “Formula Noia”.
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