Twitter, l’offerta di acquisto di Elon Musk scatena una “ipocrisia sinistra”
L’uomo più ricco del mondo scatena, suo malgrado, un surreale dibattito: in cui i paladini della censura e i paladini della censura per le idee non allineate al pensiero unico improvvisamente temono per il free speech…
Era quasi inevitabile che l’interesse manifestato dal supermiliardario Elon Musk per l’acquisizione di Twitter suscitasse le reazioni più disparate. Meno prevedibile era la possibilità che ravvivasse il dibattito sui rischi per la libertà di espressione. Che però, paradossalmente, sono paventati dagli stessi che hanno sempre apprezzato i bavagli per le opinioni dissenzienti rispetto al pensiero unico.
Elon Musk vuole acquisire Twitter
L’offerta di Elon Musk per Twitter
Prendete un personaggio come Elon Musk, visionario Ceo di Tesla e SpaceX con un patrimonio – ci informaLa Repubblica – di circa 260 miliardi di dollari. Aggiungete un social network popolarissimo come Twitter, mescolate e avrete la ricetta perfetta per qualcosa di cui (s)parlare.
Nello specifico, il casus belli non è rappresentato tanto dall’Opada 43 miliardi di dollari sulla piattaforma dei 280 caratteri. Di cui, per inciso, il Nostro è già uno dei maggiori azionisti, avendone comprato a inizio mese una quota pari al 9,2%.
La diatriba, in effetti, si è accesa attorno a un aspetto apparentemente tangenziale – anche se dirimente per ogni società che si dica “democratica”: la libertà d’espressione. È stato lo stesso Musk a dare fuoco alle polveri, intervenendo a Vancouver alla conferenza TED 2022 (l’acronimo sta per Technology, Entertainment and Design).
«Vorrei che Twitter diventasse un’arena inclusiva in cui fosse garantita la libertà di parola» ha affermato il magnate sudafricano. Aggiungendo, per chiarire il concetto, che «se qualcuno che non ti piace può dire qualcosa che non ti piace, allora vuol dire che esiste libertà di parola».
Il dibattito sulla libertà di espressione
Questa posizione pseudo-volteriana (perché Voltaire non ha mai pronunciato la frase più celebre che gli viene attribuita) ha però destato delle perplessità. La Stampa, per esempio, teme che, se l’offerta sarà accettata, (ma stando al Wall Street Journal non sarà così) «sarà Musk l’arbitro mondiale della libertà di espressione».
Un j’accuse che lascia piuttosto perplessi, considerando che il servizio di microblogging sta comprimendo già ora – e già da tempo – il free speech. Come noi stessi raccontavamo solo pochi giorni fa, e come gli stessi utenti di Twitter hanno confermato attraverso un sondaggio online lanciato proprio dall’uomo più ricco del mondo.
Eppure, quanti ora lanciano allarmi sono gli stessi che gongolavano davanti alle vergognose bollinature – e poi alla proscrizione – del Presidente Usa in carica Donald Trump. Storici paladini della censura delle idee non allineate all’imperante politically correct improvvisamente convertitisi sulla via di Elon Musk.
Ipocrisia sinistra in azione, insomma. O magari, per parafrasare George Orwell, tutti gli “standard della community” sono uguali, ma alcuni standard della community sono più uguali di altri.
Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre.
Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.