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Trump lancia campagna rielezione, stessa rabbia del 2016

“Gli Stati Uniti e la nostra economia sono l’invidia del mondo” dice Trump e poco importa se l’efficacia della sua presidenza sia ancora da provare, l’America che Trump descrive ai suoi elettori è un’America che vince e che ce la fa da sola.

Da Orlando, Florida il presidente Donald Trump ha aperto la campagna per la sua rielezione del 2020. Dopo lo slogan che lo ha portato avanti finora, “Make America Great Again”, lancia quello del suo futuro “Keep America Great”. Trump vuole infatti mantenere l’America grande dallo studio ovale per poter consolidare il lavoro che ha svolto fino ad ora. Ha iniziato dalla Florida che ha definito “la mia seconda casa”: è stato infatti lo stato del sole splendente che gli ha permesso la definitiva vittoria nel 2016 e che lo ha aiutato ad arginare i democratici nelle elezioni di midterm.

Accolto da migliaia di fan, Trump sale sul palco del Amway Center presentato da Mike Pence, suo vice, e inizia la sua aggressiva denuncia che lo ha portato a vincere pochi anni fa. E’ questo infatti ad ammaliare i suoi elettori: con la rabbia usata nei suoi discorsi Trump sembra condividere quella di un elettorato che vota contro le élite, contro l’invasione da parte dei migranti, ma anche contro gli altri stati del mondo che avviano ostili politiche commerciali nei confronti degli Stati Uniti.

“Gli Stati Uniti e la nostra economia sono l’invidia del mondo” dice Trump e poco importa se l’efficacia della sua presidenza sia ancora da provare, l’America che Trump descrive ai suoi elettori è un’America che vince e che ce la fa da sola. “Questa elezione non è un vero verdetto sui fantastici progressi che abbiamo fatto. E’ un verdetto sulla condotta anti americana di coloro che hanno cercato di mettere a rischio la nostra democrazia e voi” dice il presidente.

Nel mirino di Trump durante il suo discorso di ieri ci sono ancora i democratici che ha battuto nel 2016: Hillary Clinton e le sue 33mila email, ma anche Barack Obama e Joe Biden che sembra essere il candidato attualmente più temibile. La sua rabbia è inoltre andata contro il procuratore Muller che si è occupato delle indagini del RussiaGate definendole una caccia alle streghe nei suoi confronti, e non sono mancate le accuse contro la stampa e le fake news, filo conduttore della sua presidenza.

Il presidente al momento sembra indietro nei sondaggi ma può contare su seguaci fedeli che gli altri non hanno. Trump sembra non essersi preoccupato dei 21 candidati democratici in campo contro di lui, concentrandosi sui punti forti che gli hanno permesso di vincere le prime elezioni, trasformando il raduno di ieri in un ritorno al passato.