Stranieri e Covid-19, la realtà inizia a far cambiare idea anche ai buonisti
Folle strategia del Governo che respinge i turisti e accoglie i clandestini, compresi quelli malati che poi spariscono. E, con i nuovi cluster, anche insospettabili come il Governatore della Campania De Luca chiedono più controlli
Stranieri e Covid-19, una questione oggettivamente
complicatissima. In quest’ambito così scivoloso, che si muove principalmente
(ma non solo) al confine tra sanità ed economia del terzo settore,
il Governo sembra navigare a vista. Con risultati, come minimo,
sconcertanti.
I focolai recenti
Negli ultimi giorni sono stati individuati in Italia vari focolai
di contagio da coronavirus, di cui il
più grave è sicuramente quello di Savona. L’ennesima conferma, se
mai ce ne fosse stato bisogno, che non solo il patogeno non ci ha
abbandonati, ma “è vivo e lotta con noi”.
Non appare dunque del tutto ingiustificata una certa prudenza
da parte del Governo Conte nella gestione della pandemia. Il problema,
infatti, sta paradossalmente nelle soluzioni.
Abbiamo già ricordato come il Belpaese, in accordo con Bruxelles, abbia stabilito di vietare l’ingresso ai viaggiatori provenienti da alcuni Paesi a rischio. Per effetto di tale decisione, ad esempio, a inizio mese un jet con dieci turisti americaniè stato respinto all’aeroporto di Cagliari.
Su una normativa simile si potrebbe discutere a lungo, anche
perché pone un interrogativo quasi manicheo tra due esigenze contrapposte.
Quella di garantire la salute e quella di tutelare chi vive di turismo.
In sé, non ci appare scandaloso che l’esecutivo abbia fatto
una scelta di campo. Salvo che per un particolare: la disparità di trattamento
verso coloro che arrivano in Italia da clandestini.
Stranieri e Covid-19, confusione nel Governo
Chiariamo subito, a scanso di equivoci, che i recenti cluster
hanno le origini più disparate. E che non sempre gli Italiani stanno dando una
grande prova di sé, come dimostra soprattutto il caso dell’Alto Adige.
Dove un’intera famiglia è
stata denunciata per epidemia colposa dopo aver violato la
quarantena imposta dalla positività di uno dei suoi membri. Che potrebbe
aver contagiato (per ora) 40 persone.
E tuttavia, proprio perché ci sono già gli irresponsabili
autoctoni, non serve che si aggiungano quelli esteri. Tipo
i tunisini trasferiti a Gualdo Cattaneo, in Umbria, quasi all’insaputa
del sindaco, 23 dei quali si sono dileguati violando a loro volta l’isolamento.
O gli oltre venti migranti fuggiti
senza lasciare traccia dall’hotspot di Taranto.
«Gli sbarchi incontrollati mettono in evidenza tutte le
contraddizioni» dell’esecutivo, aveva attaccato Jole Santelli,
Governatrice della Calabria, dove erano approdati 28 clandestini
positivi al virus. Un Governo «che, giustamente, blocca tutti gli
ingressi da 13 Paesi a rischio, ma poi rimane incomprensibilmente inerte
rispetto ai barconi che arrivano dall’Africa».
⭕️ I 28 migranti positivi al #Covid19 arrivati ieri a #RoccellaJonica confermano gli enormi rischi connessi agli sbarchi…
Ragionamento opposto, invece, quello della Regione Lazio, il cui assessore alla sanità, Alessio D’Amato, ha annunciato l’inasprimento delle misure anti-coronavirus. Un’apposita ordinanza, infatti, permetterà di sanzionare coloro che non indossano la mascherina in presenza di altre persone.
D’Amato, del resto, lo
aveva già anticipato. «Rivolgo un appello all’utilizzo della mascherina o si
dovrà richiudere. Non possiamo tornare indietro e disperdere gli sforzi
fatti fin qui».
E, d’altra parte, le ultime linee guida dell’esecutivo
rosso-giallo contemplano
ancora l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione individuale. E non solo
nei luoghi chiusi, ma anche all’aperto, se non è possibile mantenere il distanziamento
interpersonale minimo. Come accade, fin troppo spesso, nelle zone della movida.
Eppure, lo stesso assessore aveva
precisato, nel corso della stessa comunicazione, che dei 17 nuovi casi
registrati quel giorno in Regione dieci erano «di importazione».
Verrebbe quindi da chiedersi: cui prodest?
Anche perché, solo poche ore prima, Francesco Boccia,
Ministro dem per gli Affari Regionali, aveva
rilanciato la necessità dello stato di emergenza. Preventivo, visto
che lui stesso ha ammesso che «l’Italia in questo momento è uno dei Paesi
più sicuri». Eppure, ha sottolineato al contempo, è necessario mantenere
alta la tensione, «perché il 70% dei positivi lo abbiamo ancora in casa».
Una ragione in più per evitare di farne entrare altri. Anche
perché qualcuno potrebbe sempre malignare che, non essendoci una crisi reale,
qualcuno potrebbe crearla a tavolino per continuare a esercitare i
pieni poteri. Ma cosa si va a pensare…
Stranieri e Covid-19, i pentiti dell’ultima ora
«Dobbiamo innanzitutto liberarci da un ricatto morale
inaccettabile. Essere contro gli sbarchi, combattere gli scafisti,
sostenere la chiusura delle rotte illegali nel Mediterraneo e il controllo
dell’immigrazione, non significa essere razzisti».
Sembrano parole del leader leghista Matteo Salvini,
invece a
vergarle è stato Aldo Cazzullo, una delle firme più importanti del Corriere
della Sera. Che ha anche aggiunto che «un Paese ha il diritto e il
dovere di difendere le proprie frontiere, di stabilire chi può entrare e
chi no. A maggior ragione se sono frontiere europee. A maggior ragione se è un
Paese indebolito e impoverito da una pandemia».
Una presa di posizione assai politicamente scorretta, ancora più significativa se si pensa che è apparsa sulle colonne del quotidiano che rappresenta il tempio del conformismo. Eppure, via Solferino non è l’unica sede in cui si possono trovare dei “buonisti pentiti”.
Il buonsenso non ha colore politico
Per informazioni, chiedere a Vincenzo De Luca, Presidente
della Regione Campania, da sempre strenuo avversario delle politiche
sull’immigrazione portate avanti dal Carroccio. Almeno finché la realtà
non ha bussato alla sua porta sotto forma di focolaio dalle radici estere.
«Complessivamente le persone rientrate dalla Serbia in 48
ore sono 30. Questo conferma la necessità che l’Italia abbia un
controllo più serio ai confini rispetto ai giorni scorsi» ha
argomentato il Governatore. «Quelli di ora non sono rigorosi e non
possiamo permetterci di avere una epidemia da importazione. Trenta
persone dalla Serbia possono essere un problema».
Parole assennate, ed è certamente una buona notizia che
inizino a condividerle anche gli intelliggenti con-due-gi. La sicurezza,
infatti, non dovrebbe essere né di destra né di sinistra, e in effetti non
dovrebbe avere alcun colore politico. Esattamente come una virtù che al
momento, ahinoi, scarseggia: il buonsenso.
Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre.
Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.
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