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Road map per la ripartenza, il piano delle Regioni per “l’uscita dall’incubo”

A maggio (o addirittura a fine aprile) bar e ristoranti, poi scuola, sport e spettacolo, fino alla "liberazione" dell'11 giugno. Apre alle riaperture perfino Speranza, che potrebbe venire indagato e ormai è praticamente sotto tutela

Si fa sempre più consistente la prospettiva che il Governo Draghi si appresti a lavorare su una road map per la ripartenza. Come da tempo chiedono insistentemente le Regioni e, soprattutto, le categorie produttive vessate da oltre un anno e riunitesi sotto la sigla #IoApro. Dichiarazione d’intenti che potrebbe essere più vicina a concretizzarsi, visto che l’ala rigorista della maggioranza rischia di perdere a breve il proprio capofila.

La road map per la ripartenza

Secondo una strategia del marketing, in una trattativa si può formulare una prima proposta sproporzionata così che venga rigettata. Solo in un secondo momento verrà presentata la vera offerta, che a questo punto la controparte avrà più difficoltà a respingere nuovamente.

In qualche modo, sembra che ora questo approccio venga riproposto a livello politico dagli enti locali e dal centrodestra. La Conferenza delle Regioni ha infatti presentato una bozza di calendario che ipotizza riaperture progressive – un po’ come le “magnifiche sorti” di leopardiana memoria. Riaperture che dovrebbero partire dal mese prossimo, ma con richiesta di anticipo al 26 aprile nelle aree con i dati epidemiologici migliori.

I Governatori sono spalleggiati da Forza Italia e Lega, col Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (in quota Carroccio) che ha espresso grande fiducia. Azzardando che, se verrà confermato il decremento dei contagi, «già dalla settimana prossima un programma di aperture prudenziale ma ragionevole debba essere messo in campo».

Una più realistica road map per la ripartenza prevede invece che bar e ristoranti possano rialzare le saracinesche a inizio maggio, col concomitante slittamento del coprifuoco. Contestualmente, gli studenti delle superiori potrebbero tornare a seguire le lezioni in presenza. Poi, gradualmente, dovrebbe essere il turno di palestre, piscine, cinema, teatri e spettacoli dal vivo, nonché del ritorno agli spostamenti almeno tra zone gialle.

Potrebbe invece essere fissata all’11 giugno, data di inizio di Euro 2020,«l’uscita dall’incubo», secondo l’espressione del Ministro forzista per gli Affari regionali Mariastella Gelmini. Certo, per il momento è tutto solo sulla carta, ma vi sono buone ragioni per essere ottimisti. A cominciare dal fatto che il fronte chiusurista dell’esecutivo vacilla sempre più.

Senza Speranza c’è più speranza

Come avevamo riferito, da qualche giorno Roberto Speranza, Ministro nomen omen della Salute, è letteralmente sotto assedio. E non mancano voci secondo cui anche il Premier Mario Draghi gradirebbe un suo passo indietro, che potrebbe diventare inevitabile se l’esponente di LeU finisse indagato. Prospettiva che il Procuratore aggiunto orobico Maria Cristina Rota, titolare delle inchieste sul piano pandemico e sul report dell’Oms scomparso a ventiquattr’ore dalla pubblicazione, non ha escluso.

Anzitutto, per l’atteggiamento, bollato come «reticente», dei vertici di via Lungotevere Ripa. E poi perché nell’affaire sul dossier dell’Organizzazione Mondiale della Sanità parrebbe essere coinvolto Goffredo Zaccardi, capo di gabinetto del segretario di Articolo Uno.

Questo almeno raccontano le intercettazioni a carico del principale indagato, Ranieri Guerra, direttore vicario della WHO ed ex DG dell’Ufficio di Prevenzione proprio del Dicastero della Sanità. Addirittura, la World Health Organization si era spinta a chiedere alla Farnesina «che ci fosse una vigilanza sull’operato della Procura della Repubblica di Bergamo».

Sotto tutela, invece, potrebbe finire proprio il Ministro più nefasto del Governo (se non lo è già, considerando che intanto ha aperto alle riaperture). Scenario che ci porterebbe un passo più vicino alla sospirata «liberazione» dall’emergenza sanitaria, come l’ha definita Luca Zaia, Presidente del Veneto. Non foss’altro perché, com’è noto, senza Speranza c’è più speranza.