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Ripartenza, finalmente arrivano segnali che vanno nella giusta direzione

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Il Premier Draghi potrebbe convocare una cabina di regia sulle riaperture entro la fine della settimana, e i Ministri rigoristi iniziano già a riposizionarsi: cominciando da Speranza, la cui poltrona sembra sempre più traballante

La vexata quaestio della ripartenza è sempre più croce e sempre meno delizia tanto per il Governo Draghi che (soprattutto) per le categorie produttive. Ora, però, vi sono alcuni sintomi (è il caso di dirlo) che potrebbero indicare l’approssimarsi della tanto auspicata svolta. A cominciare dall’improvviso possibilismo di alcuni dei Ministri da sempre appartenenti alla cosiddetta ala rigorista.

Verso una cabina di regia sulla ripartenza

Il Premier Mario Draghi potrebbe convocare una cabina di regia per iniziare a studiare la strategia per la ripartenza entro la fine di questa settimana. Sarà una riunione interlocutoria, ma è comunque un inizio, che peraltro sa di quel «gusto del futuro» evocato da SuperMario poco prima di Pasqua.

Impossibile sapere se il potenziale cambio di passo abbia risentito di “influenze esterne”. Come il pressing sempre più asfissiante delle Regioni o le ormai quotidiane proteste dei commercianti in tutta Italia. È invece molto significativo il fatto che esponenti marcatamente chiusuristi dell’esecutivo abbiano subitaneamente aperto alle riaperture, come a volersi allineare a un eventuale nuovo corso.

Per esempio, il titolare della Cultura Dario Franceschini che, pungolato dai cantanti Max Gazzè e Daniele Silvestri, è passato da un estremo all’altro. Cercando di convincere il Cts che il settore dello spettacolo dovrebbe essere considerato «essenziale al pari della scuola». Oltre ad affermare (non a torto) che, se «si dovessero autorizzare eventi sportivi con pubblico, le stesse regole dovrebbero riguardare i concerti» e gli eventi culturali all’aperto.

La spia principale della possibile sterzata è però rappresentata da Roberto Speranza, Ministro nomen omen della Salute. Il quale, dopo oltre un anno passato a imporre la linea dura, ora a una domanda sulle riaperture ha risposto che è «lecito aspettarsele per maggio». Potenza (forse) di una poltrona che non è mai stata così traballante.

Speranza in bilico

Da qualche giorno si rincorrono rumours secondo cui il Capo del Governo sarebbe (già) stanco degli errori e dei ritardi dell’inquilino di via Lungotevere Ripa. Agli albori della pandemia era stata la sottovalutazione dell’importanza delle autopsie e delle mascherine (con la complicità, va ricordato, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità). Poi è arrivato il libro scritto e subito ritirato (“Perché guariremo”), in cui, sostanzialmente, sosteneva che l’emergenza sanitaria è un’occasione storica per la sinistra. Come ha ricordato il leader leghista Matteo Salvini, sul piede di guerra – come tutto il centrodestra – anche per lo sterile oltranzismo dell’esponente di LeU.

Più recenti sono le questioni vaccinali. Su tutte, la melina sul siero di AstraZeneca, che inizialmente era raccomandato fino a 55 anni di età, e ora solo per gli over 60. E poi la querelle sul richiamo posticipato degli antidoti Pfizer e Moderna, che ha fatto sbottare l’infettivologo Matteo Bassetti. Che ha precisato che si sapeva già da un mese che le seconde dosi in questione potessero essere somministrate dopo 42 giorni.

È pur vero che finora l’ex Governatore della Bce ha espresso fiducia nel suo Ministro più nefasto, ma potrebbe essere stata una difesa di circostanza. Anche perché il Presidente del Consiglio non può dimissionare i membri dell’esecutivo, tanto che si sussurrava di un possibile ricorso al principio promoveatur ut amoveatur. Nel caso specifico, il segretario di Articolo Uno dovrebbe rinunciare al proprio Dicastero per un incarico internazionale, magari da “ambasciatore” dell’Ue con i Big Pharma. Scenari esclusi categoricamente dal diretto interessato, almeno per ora. Eppur (qualcosa) si muove.

Speranza e ripartenza

La situazione potrebbe però cambiare radicalmente se il Nostro dovesse finire indagato. Prospettiva affatto peregrina, viste le inchieste della Procura di Bergamo sullo scoppio della pandemia e sul report dell’Oms scomparso ventiquattr’ore dopo la pubblicazione. Affaire in cui il Ministro libero e uguale sembrerebbe molto più impelagato di quanto inizialmente si credesse.

Non a caso si fanno già ipotesi sul suo possibile successore, che potrebbe essere Pierpaolo Sileri, attuale sottosegretario pentastellato proprio alla Sanità. Più che il nome, però, sarebbe importante il segnale di discontinuità. Visto che, com’è acclarato da tempo, finché c’è Speranza non c’è vita – né speranza.

ripartenza: roberto speranza
Il Ministro della Salute Roberto Speranza