Italia Viva ritira i Ministri Elena Bonetti e Teresa Bellanova, rispettivamente titolari della Famiglia e dell’Agricoltura, e il sottosegretario agli Esteri Ivan Scalfarotto. Nessuna sorpresa è dunque arrivata dall’attesissima conferenza stampa del leader del partito Matteo Renzi. Si apre dunque, malgrado gli accorati appelli del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, una nuova crisi di Governo. Per la quale si stanno già delineando vari scenari.
Italia Viva ritira i Ministri
Non si può certo dire che sia stata un fulmine a ciel sereno, eppure la mossa di Iv, la micro-formazione renziana, non era neppure così scontata. Colpa, probabilmente, del senso dell’altro Matteo per i penultimatum, che aveva fatto evocare sovente il proverbiale migliore amico dell’uomo che abbaia ma non morde.
Ovviamente, di avvisaglie ce n’erano state anche troppe, e il culmine si era probabilmente avuto la notte del Recovery Plan. Approvato, sì, ma con la delegazione italoviva che si era astenuta, lamentando il mancato inserimento del Mes. Il Fondo salva-Stati di cui il quasi omonimo M5S non vuole neppure sentir parlare e che, come argomentato dal bi-Premier Giuseppe Conte, «non è ricompreso nel Next Generation». Tanto che al resto della maggioranza rosso-gialla era parso solo un pretesto per far saltare il banco. Un rendiconto, anzi un Renzi-Conte.
Detto, fatto. Italia Viva ritira i Ministri, nonostante il Colle avesse lasciato trapelare «sgomento» e «sconcerto» per una crisi in piena emergenza sanitaria. Neppure la moral suasion quirinalizia è riuscita ad andare oltre il via libera in Cdm al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il Capo dello Stato ha quindi chiesto al fu Avvocato del popolo di «uscire rapidamente dall’incertezza», almeno. Facile a dirsi, molto meno a farsi ora che il leguleio volturarese è un BisConte dimezzato.
Le grandi manovre sono già cominciate. Alea iacta est. Il dado è tratto.
Italia Viva ritira i Ministri: dal BisConte dimezzato al Conte-ter?
«Io penso che domani [il 13, N.d.R.] Conte annuncerà di avere altri parlamentari a suo sostegno e quindi nasce il Governo Conte-Mastella». Così aveva parlato Pittibimbo, tra il serio e il faceto, al termine di una giornata convulsa in cui Giuseppi, per la prima volta, era uscito allo scoperto. Informando gelidamente il suo predecessore che, in caso di crisi, «sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Italia Viva».
Un avviso ai naviganti a cui il senatore fiorentino aveva replicato con sarcasmo. «Il Conte-ter lo ha cancellato Conte. È evidente che a Palazzo Chigi ha prevalso la linea Travaglio-Casalino. Auguri».
In realtà, l’ipotesi di un terzo Governo Conte resta sul tavolo, con il corollario che la pattuglia renziana dovrebbe essere sostituita da un manipolo di transfughi. Che ora vengono chiamati “responsabili”, anche se in altre occasioni li si bollava come voltagabbana. Non è un caso che sia tornato a balzare agli onori della cronaca il nome di Clemente Mastella.
Ci sono però due ostacoli. Il primo è che, a dispetto delle trame, i trasformisti ancora non si trovano. Anche se, come ha dichiarato sibillinamente il dem Goffredo Bettini, «possono palesarsi al momento opportuno». In questo caso, comunque, dovranno anche strutturarsi in un gruppo parlamentare, altrimenti sarà molto difficile ottenere il placet del Quirinale. E l’operazione potrebbe essere più complicata di quanto appaia a prima vista.
La minaccia delle urne
Sullo sfondo resta la minaccia del voto anticipato, che quasi nessuno nella maggioranza vuole. Il Pd, per il terrore che gli elettori premino il centrodestra dello “spauracchio” Matteo Salvini, facendo al contempo saltare tutti i piani per il dopo-Mattarella. E l’ex Rottamatore perché, sondaggi alla mano, sa che con tutta probabilità la vox populi, come minimo, lo condannerebbe all’irrilevanza – al pari dei grillini.
In effetti, è noto che l’ex Presidente del Consiglio vorrebbe trovare in Parlamento i numeri per una diversa maggioranza. Praticamente una «machiavellica operazione di Palazzo» 2.0. Che, tuttavia, nel caso specifico somiglia più a una partita a scacchi, oppure a poker.
Finora gli attori avevano galleggiato sul sottilissimo equilibrio del bluff. Adesso, però, Italia Viva ha finalmente scoperto le carte. Les jeux sont faits, e i fari si spostano decisamente su Mattarella. Che, verosimilmente, farà almeno un tentativo per evitare le urne. Non dovesse riuscirci, salvo che non si decida il varo di un Governo-ponte, l’attuale esecutivo resterebbe comunque in carica per sbrigare gli affari correnti. E paradossalmente, forse per la prima volta, il signor Frattanto potrebbe davvero stare sereno.
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