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I ragazzi della strage di Corinaldo e la bambina cocainomane. Dov’erano i genitori?

Storie di ragazzi lasciati troppo soli, i genitori tornino a essere i primi educatori

Forse è solo un segno dei tempi. Forse sono le storie ordinarie di giovani ordinari dall’ordinaria follia. Come i sei ragazzi arrestati per la tragedia di Corinaldo, avvenuta lo scorso dicembre. Hanno tra i 19 e i 22 anni, e farebbero parte di una banda dedita alle rapine nei locali con l’uso di spray al peperoncino. Un modus operandi applicato anche alla “Lanterna Azzurra” in occasione del concerto del trapper Sfera Ebbasta, quando nel panico e nella calca morirono cinque giovanissimi e una mamma.

Gli indagati avevano proseguito l’attività criminale anche dopo il dramma. Con loro è stato fermato anche un ricettatore con cui erano in contatto. Giovani come lo erano le vittime di quella notte maledetta. Giovanissimi fan di un “cantante” che inneggia alla droga e allo sballo – cattivo maestro di alunni troppo semplici per coglierne con adeguato spirito critico i messaggi estremamente negativi.

Dov’erano i genitori? Questi ragazzi hanno forse per surrogati di genitori smartphone, tv, computer e tablet? Ma, come ha detto anche Papa Francesco, “la libertà non arriva stando chiusi in stanza col telefonino, e nemmeno sballandosi un po’ per evadere dalla realtà”. Parlava davanti a circa 5mila scout, adolescenti tra i 16 e i 21 anni.

Giovani. E giovane, anzi giovanissima era la bambina balzata suo malgrado agli onori della cronaca in Brianza. I genitori, che non riuscivano a spiegarsi né a controllare le sue reazioni violente, l’hanno portata in ospedale, dove i medici hanno accertato che era cocainomane. A dieci anni. Per colmare la solitudine dovuta alle assenze per lavoro di mamma e papà, avrebbe detto lei.

Gioventù bruciata? No, i giovani non sono mai perduti. Non completamente. Ma c’è bisogno che i genitori si riapproprino del loro ruolo di primi educatori. Non è detto, sia chiaro, che questa sia la panacea di tutti i mali. Ma l’alternativa ce l’abbiamo già di fronte. Ed è tutto, tranne che auspicabile.