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Diario della crisi, Conte alla conta, mentre Mattarella è sempre più irritato

senato-mercato: mattarella e conte

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Premier Giuseppe Conte

Il Premier opta per la parlamentarizzazione della crisi, ma solo dopo aver sondato i presunti "responsabili". Resta comunque l'opzione urne anticipate, e intanto il Capo dello Stato lancia un avviso ai naviganti...

Diario della crisi di Governo, giorno 1. Mentre l’eco delle invettive del leader di Iv Matteo Renzi non si è ancora sopito, il mondo politico ragiona sui possibili scenari. Con l’occhio inevitabilmente rivolto alle mosse del bi-Premier Giuseppe Conte, il quale si è ormai deciso per la parlamentarizzazione della crisi stessa. Come d’altronde avevano chiesto in maniera bipartisan esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione.

Diario della crisi, si va verso la parlamentarizzazione

All’ex Avvocato del popolo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva chiesto una cosa sola: «Cercate di uscire velocemente dalla condizione di incertezza». Troppi e troppo grandi sono i rischi connessi alla pandemia da Covid-19.

In risposta, il BisConte dimezzato gli «ha rappresentato la volontà di promuovere in Parlamento l’indispensabile chiarimento politico». Fedele al suo soprannome dilatorio, il Signor Frattanto terrà le proprie comunicazioni lunedì alla Camera e martedì al Senato. In tal modo, Conte Fabio Massimo il Temporeggiatore avrà qualche giorno per sondare i cosiddetti “responsabili”. Ovvero i cambiacasacca che i media incensano o denigrano a maggioranze alterne, e che nell’intenzione di Giuseppi dovrebbero rimpiazzare i renziani.

Solo che i transfughi non si trovano. Questo almeno hanno lasciato trapelare fonti del Pd che, riunitosi per decidere la linea, ha stabilito (almeno) due punti fermi. Il primo lo ha esplicitato il segretario Nicola Zingaretti, parlando senza mezzi termini di «inaffidabilità politica di Italia Viva». Una velina diretta all’ex Rottamatore che, annunciando il ritiro dei propri rappresentanti, si era detto pronto a un nuovo esecutivo con la stessa maggioranza. Di cui, beninteso, l’altro Matteo sarebbe il dominus più o meno occulto.

Il secondo punto lo ha espresso Graziano Delrio, numero uno dei deputati dem, secondo cui «come gruppo dei democratici vogliamo che la crisi venga parlamentarizzata». Detto, fatto. Sarà stata l’insolita convergenza con gli stessi italovivi, che attraverso un cinguettio del capogruppo in Senato Davide Faraone l’avevano presentata come una sfida al Presidente del Consiglio.

La stessa richiesta, comunque, era arrivata anche dall’opposizione, benché in subordine alle dimissioni del leguleio volturarese. Che però erano, fin dall’inizio, estremamente improbabili.

Gli altri scenari

L’ipotesi più verosimile resta che il Capo del Governo si presenti in Aula dopo aver negoziato, e magari incassato il sostegno dei trasformisti. Anche se quest’opzione resta assai poco gradita al Colle, alfiere delle «maggioranze solide e con un perimetro ben chiaro».

Sullo sfondo, comunque, resta sempre l’opzione del voto anticipato, che è l’unica che compatta i sostenitori del Conte-bis. Tutti terrorizzati dai sondaggi che, sia pure con proporzioni differenti, sono concordi nell’assegnare la vittoria al centrodestra guidato dal segretario leghista Matteo Salvini. Non è un caso che il Garante pentastellato Beppe Grillo si sia spinto a chiedere un esecutivo di unità nazionale con dentro «tutti i partiti».

La strada, però, è stretta e in salita, perché passa necessariamente per l’individuazione di una nuova maggioranza e un nuovo Governo. Che sia o meno il fantomatico Conte-ter che aleggia sulla stanza dei bottoni.

Il tutto, tenendo ben presente che «Mattarella considera di essere stato anche troppo paziente, fino ad ora». Che suona tanto come la versione quirinalizia del mitologico “stai sereno” di Pittibimbo. Se comunque si stia andando verso il Conte del cigno o meno, lo sapremo nel prossimo appuntamento con il diario della crisi. Stay tuned.