Contattaci

Cultura

Cleopatra politically correct? E l’archeologo Hawass asfalta Netflix

Le serie tv ormai sono sempre più ideologizzate, un altro caso riguarda il cast del nuovo “Harry Potter”, che però almeno è un’opera di fantasia: così il pensiero unico antepone (ancora) l’inclusività alla verità

Pubblicato

il

Politically correct, l’archeologo Zahi Hawass contro la Cleopatra nera di Netflix
L’archeologo Zahi Hawass contro la Cleopatra nera di Netflix

Da www.romait.it

Il politically correct sta colpendo ancora e, come sempre più spesso accade, ha eletto a bersaglio privilegiato il piccolo schermo. Gli ultimi casi in tal senso riguardano due serie tv di prossima uscita (una addirittura imminente). Nelle quali, immancabilmente, la verità viene sacrificata sull’altare dell’ideologia.

Politically correct, l’archeologo Zahi Hawass contro la Cleopatra nera di Netflix
L’archeologo Zahi Hawass contro la Cleopatra nera di Netflix

Harry Potter e Cleopatra vittime del politically correct

La prima miccia l’ha accesa il nuovo adattamento di Harry Potter recentemente annunciato dalla nuova piattaforma streaming HBO Max. Non tanto per il fatto in sé, quanto per le ipotesi di un cast inclusivo che comprenderebbe, scrive Sky TG24, una Hermione Granger afroamericana.

Tanto è bastato per scatenare la polemica, a dispetto di un precedente legato allo spettacolo teatrale “Harry Potter e la maledizione dell’erede”. In cui, ricorda La Repubblica, il ruolo era già stato assegnato a un’attrice di colore, Noma Dumezweni, con la piena benedizione dell’autrice J.K. Rowling.

Contro questo specifico azzardo gioca verosimilmente, come spiegavamo, anche l’esasperazione generata, per contrasto, dai tentativi sempre più spinti di imporre un pensiero unico. Per quanto il maghetto e il suo universo siano opera di fantasia, il che rende in fondo la vicenda, al massimo, un peccato veniale.

Zahi Hawass asfalta Netflix

Ben diverso è l’altro casus belli, che riguarda riguarda Queen Cleopatra. La docu-serie in uscita il 10 maggio, prodotta e narrata per Netflix, come riporta l’ANSA, da Jada Pinkett Smith. Anche qui è una questione di pigmentazione, per la precisione quella di Adele James, che interpreta la protagonista – la quale, però, è realmente esistita.

Proprio questa è la ragione per cui tale scelta ha attirato durissime critiche, tra cui spicca quella di Zahi Hawass, archeologo egiziano di fama mondiale. Il quale, sulla sua pagina Facebook, ha asfaltato il gigante statunitense accusandolo di inaccuratezza e mistificazione storica. «Cleopatra non era nera» perché, discendendo da Tolomeo, generale di Alessandro Magno, aveva origini greco-macedoni, ha illustrato il luminare.

L’aspetto paradossale è che, come ha aggiunto lo stesso ex Ministro delle Antichità del Cairo, ci sono stati realmente e indiscutibilmente dei Faraoni di colore. Quelli che regnarono durante la XXV dinastia, tra l’VIII e il VII secolo a.C., provenivano infatti dalla Nubia, un’antica regione che inglobava parte dell’Africa nera.

Come a dire che non ci sarebbe nemmeno bisogno di alterare la realtà: basterebbe solo riuscire a guardarla senza i paraocchi del politically correct. Il che, a quanto pare, per molti – troppi – è un’impresa (e non in senso affaristico).

Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre. Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.