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Il meglio del made in Italy

Vacanze romane

Roma in cronaca, nera o sporca che sia, talvolta lo dimentichiamo, e' semplicemente unica, ed e' li', solo da farsi amare.

E poi succede che tornando per un istante a casa, in una calda notte di Luglio, dentro al mese piu’ splendente dell’anno, quando calano le ombre e le campane rintoccano assonnate tra i sussurri di un nasone, si accendono piano piano le luci, e scendendo dalla salita del Grillo, tra i Fori di Cesare e di Augusto, come per magia ritrovi la tua Roma: quella poetica, passionale e incontaminata che hai preservato intatta dai cassonetti lerci e stracolmi di polemiche, miserie e tradimenti, dai sanpietrini divelti da incuria e misera propaganda e dai marciapiedi dissolti nell’asfalto bucato…




Roma che rivive del suo splendore candido, ora finalmente intoccabile da chi l’ha usata, ferita, tradita, e poi dimenticata come una pezza unta di un rigattiere disonesto: lei, la casa dove si sono cullati i sogni, chissa’, su e giu’ fino a farti addormentare.

Basta poco per ricongiungersi a quella sua accogliente unicita’ – quell’irripetibile eccezionalita’ che la rende speciale e sempre nuova, pur nell’infinita storia che la racconta da millenni.

Come quando i treni completano un lungo viaggio di ritorno e tra i dondolii sconnessi delle carrozze e l’odore acre giungi finalmente a Termini.

O se leggi Roma o Morte sulla salita di Via Garibaldi verso il Gianicolo, sull’eco dei cannoni per fare l’Italia o se ti affacci dall’Accademia di Spagna o dal tempietto del Bramante a San Pietro in Montorio – mentre due innamorati stanno per dirsi si’. O quando improvvisamente ti ricordi ancora di come si fa a pregare, come un bambino, incatenato ai canti delle perpetue, i vangeli dei frati e le grida dei fedeli accaldati alla visione mistica della Madonna Fiumarola, quella celebrata a Trastevere alla festa de noantri, prima dei fuochi, dei botti che finiscono per svegliare pure gli angeli piu’ pigri e leggeri, lassu’ nel cielo di Roma. O lungo le vie dietro Campo de Fiori, da Via Giulia, Farnese con gli affreschi illuminati dentro l’Ambasciata di Francia, dalla Cancelleria a Piazza de Renzi – col meccanico che riparava motociclette e che oggi non c’e’ piu’… dai mille vicoli e vicoletti dietro Caravaggio a San Luigi de Francesi, dove pure per quante e tante volte ti sei ubriacato di miraggi, sogni e illusioni, tra un bacio rubato alla tua prima meta’ col cuore a mille, non puoi mai davvero perderti. E ancora e ancora quanto…




Roma mia, ti accarezzo delicatamente, tenera e amata che sei, lungo il volo delle rondini a planare verso il fiume, dal ponte rotto come da quello inglese, su e giu’ dall’Ospedale dei Frati, coi primi punti, mamma che paura, una corsa nella notte a ricucire una ferita sulla testa e poi sul mento e poi ancora un’altra e un’altra ancora.

Se avessimo fatto a un’altra, quello che abbiamo fatto a te…

Eppure Roma e’ sempre qui, nel suo stupore grande, nell’abbaglio di chi non puo’ capirla se non soffre come lei, con lei.




Pure se di passaggio, sono a casa, e ancora innamorato follemente di te, perche’ tu mi capisci e mi coccoli quando ne ho bisogno.




E’ tutto nel destino di una parola, una parola d’amore, Roma.