Com’era facilmente prevedibile, è arrivato il giorno delle (prime) spine di Draghi. Inteso come il Premier incaricato Mario, i cui incontri con le parti sociali sono stati offuscati dalle turbolenze registrate in casa grillina. Il M5S resta infatti una polveriera che potrebbe esplodere da un momento all’altro. E le cui scosse telluriche si riverberano, inevitabilmente, sul tentativo dell’ex numero uno della Banca Centrale Europea di formare il nuovo esecutivo.
Le spine di Draghi
Un occhio alle consultazioni con industriali, sindacati, associazioni ed enti locali, un occhio a quel che accadeva sotto il cielo (penta)stellato. Le spine di Draghi sarebbero dovute spuntare con la cosiddetta società civile, invece perfino dalla Triplice è arrivata un’apertura. Con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che ha parlato di «disponibilità al confronto e al coinvolgimento».
Tutt’altra questione erano le fibrillazioni interne al Movimento 5 Stelle, in gran parte (ma non del tutto) riconducibili al battitore libero Alessandro Di Battista. Il quale, anticipando il proprio niet al costituendo Governo, di fatto è stato la causa del rinvio del voto online degli attivisti sulla piattaforma Rousseau.
«Vi chiedo un attimo di pazienza» si era giustificato il Garante Beppe Grillo, aggiungendo di voler aspettare che SuperMario delineasse ufficialmente il proprio programma. Visto che però, nel frattempo, i dissidenti annunciavano l’iniziativa online “V Day, No governo Draghi”, la dilazione sapeva molto di panico da spaccatura. Come d’altronde l’assurdo veto sulla Lega e la farneticazione su un fantomatico “Super-Ministero per la Transizione Ecologica” suonavano come armi di distrazione di massa.
Il problema è che la pandemia e l’economia hanno tempi diversi rispetto a quelli del MoVimento. Che pure l’ex Governatore della Bce parrebbe ritenere indispensabile anche se, da un punto di vista strettamente numerico, per l’eventuale maggioranza sarebbe pleonastico.
Con tutto ciò, sembra che l’economista romano abbia confidato a Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, che «purtroppo siamo in ritardo con la tabella di marcia». Lasciando trasparire una preoccupazione palpabile e piuttosto comprensibile.
Il destino del nascente esecutivo, infatti, è scritto nelle (Cinque) Stelle. Non vorremmo essere nei panni – o nelle squame – di Draghi.
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