Siamo nella settimana in cui il capoluogo lombardo accoglierà la “Milano Pride Week 2019”, una manifestazione per l’uguaglianza di genere e il rispetto dei diritti umani. E anche Bari non lascia la Madonnina tutta sola. Attenzione, questa pagina non risponde ai pregiudizi con altri pregiudizi, bensì ammira come la lotta alle etichette venga incentivata da etichette che si sgretolano da sole. se consideriamo che, non crocevia per l’estero, ma città geograficamente isolate dal contesto internazionale accolgano lo stesso evento. E se il vento non lo si può fermare, implacabili sono i messaggi provenienti dal mondo social. Sostegno evidente proviene dal blog “Freeda”, che è sorella e stendardo di certe battaglie. E intanto “Just Eat”, l’app che sazia i nostri sfizi a portata di un click,diventa sponsor ufficiale. Ma come fa un’ app di food&beverage a domicilio a soddisfare la propaganda a favore dei diritti umani? In un modo del tutto geniale, a conferma di quanto trova ancor più fondamento la tesi secondo la quale un buon LP non per ha forza “la giusta” cover, o “la cover del secolo”. E fu così che un mattino la signorina Ananas, e che in principio era un ragazzo, incontrò alla fermata di un tram con un tipo di bell’aspetto partenopeo, ma che in realtà era una tipa: la pizza. E fu l’amore! Ma sì sa, la società non può accettare un simil oltraggio. Basti pensare a quanta gente rabbrividisce al sol pensiero di una pizza con un topping di frutta! Eppure con un giro a volo di domande è facile rendersi conto di quanta poca gente abbia mangiato la pizza all’ananas. Torniamo alla nostra coppia di innamorati. Chiarendo che non c’è nessuna volontà se non quella informativa nei riguardi dell’applicazione in questione, c’è da ammetterlo: nel cortometraggio c’è del geniale! Sarà un mero stupore senza ambizione, ma una considerazione al riguardo mi spinge a pensare che la genialità sta proprio nell’aver utilizzato un concetto semplice, su un tema conosciuto e alla portata di tutti quale il cibo, e trovare il punto di rottura per far cadere il velo di Maya e far apparire chiaramente quanto siamo abituati nei gesti più quotidiani della vita a giudicare tutto e tutti. A questo punto la domanda che sorge spontanea è: se giudichiamo anche sulla scelta di una pizza come si può pensare di superare barriere culturali vecchie secoli con boomerang mediatici e manifestazioni apprezzate solo da chi le sostiene o ci partecipa? A questo punto entrano bene in gioco le parole di una figura, quella di Emma Bonino, lottatrice ma controversa, sarà per il fascino che mi suscitano le contraddizioni. Tempo fa disse “Tutta la mi vita vi dimostra che, evidentemente con impegno, cambiare si può. Il che vuole dire che tentate si deve, altrimenti mettetela di lamentarvi”. Poche battute per zittire quanti inutilmente spalancano vasi di Pandora con rassegnazione e gettano spugne. Ma allora questo nuovo impasto s’ha da fare o no? Certo che si può fare e alla fine la pizza della discordia in maniera dolce e simpatica fa giustizia per il mondo LGBTQ. E dal momento che nell’aria c’è anche un bel arcobaleno, LGBTQ o meno, oggi come d’ora in avanti cerchiamo di sforzarci di non vedere il libro dell’umanità come un album di figurine da catalogare. Diciamo la verità, siamo tutti un po’ delle pizze con l’ananas: classici e quotidiani ma con delle diversità e delle fragilità che purtroppo spesso tendiamo a nascondere. Ma tutti noi siamo anche le nostre piccole follie, le nostre minuziose manie, le nostre paure, le nostre cadute, ciò che amiamo e ciò che, ebbene sì, ci dà fastidio, perché è umano anche non sopportare a volte, a patto che non si inneggi all’ odio e alla violenza. E non dobbiamo neanche vanificare ciò che è stato conquistato vedendolo come qualcosa di scontato, perché è facile in un momento storico di frizione e di svolta come questo, tornare indietro e perdere tutto. Perdere le nostre libertà. Perché è di questo che si parla, della nostra capacità e volontà di restare liberi. E questa è l’unica battaglia che ci avvicina e ci rende della stessa pasta. Perché potete anche non provarla la pizza all’ananas, nessuno vi spinge a farlo se l’unica pizza che vi va di mangiare è una diavola, per esempio. Ma proprio perché siamo tutti seduti allo stesso tavolo, forse possiamo scegliere di chiedere ai nostri commensali se bevono birra o sono astemi. E se desiderano del vino grazie, non è detto che non rimaniamo stupiti nello scoprire che adorano anche loro un “Ribolla” servito freddo.