Pare proprio che vi sia una Lega slegata dal resto della maggioranza (fin troppo) eterogenea che sostiene il Premier Mario Draghi. Il che non è una sorpresa, considerando l’abissale divario ideologico tra il partito di via Bellerio e il resto dei frenemies governativi.
«Il centrodestra di Governo» ha tuonato il segretario Matteo Salvini, «non cederà alle provocazioni di chi sogna un esecutivo tutto tasse e sbarchi a trazione Pd-5S». I bersagli dell’ex Ministro dell’Interno erano il fu bi-Premier Giuseppe Conte, leader grillino in pectore, e il segretario dem Enrico “stai sereno” Letta. I quali lo hanno più volte esortato a «scegliere da che parte stare», probabilmente memori delle trame dell’altro Matteo, il leader italovivo Renzi.
«Non si può stare allo stesso tempo al Governo e all’opposizione» ha incalzato per esempio il Nipote-di in riferimento alla vexata quaestio del coprifuoco. La cui conferma alle 22 ha indotto il Carroccio ad astenersi in Cdm e poi a lanciare una petizione per abolire il provvedimento.
Allo stesso tempo, però, il Capitano ha rifiutato di votare l’odg di Giorgia Meloni, leader di FdI, che prevedeva proprio la cancellazione dei divieti serali. Impegnando piuttosto Palazzo Chigi a rivalutare la misura intorno a metà maggio, sulla base dell’andamento del quadro epidemiologico.
La Lega slegata sia dalla maggioranza che dall’opposizione
In effetti, l’ex titolare del Viminale sta rivendicando uno spazio di indipendenza anche dagli altri alleati di centrodestra, in primis proprio da Fratelli d’Italia. Prova ne è la decisione di non votarne la mozione di sfiducia contro Roberto Speranza, Ministro nomen omen della Sanità. Non tanto per un improvviso ripensamento sulle politiche chiusuriste dell’inquilino di Lungotevere Ripa, quanto per divergenze strategiche. Viene infatti ritenuta più produttiva «una commissione di inchiesta sulla gestione della pandemia da parte del Ministero della Salute», su cui può convergere anche Iv.
Sarebbe tuttavia riduttivo parlare di un Salvini di lotta e di Governo. Come ha fatto Enrico Mentana, direttore del Tg La7, azzardando un paragone col Pci di Enrico Berlinguer.
Quella attuale, in effetti, è una Lega slegata sia dalla maggioranza che dall’opposizione, il che per il momento può anche essere una tattica redditizia. Alla lunga, però, l’ex vicepremier dovrà capire cosa vuol fare da grande, pena il rischio di diluire la propria identità in un processo alla Zygmunt Bauman. Sempre che, naturalmente, il popolo verde sia disposto a “morire liquido”!
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