Immigrazione, Conte annuncia la linea dura, dando così ragione a Salvini
Il Premier si dice preoccupato dall’emergenza sanitaria a cui contribuiscono le fughe dei clandestini in quarantena. Il Pd irritato rilancia lo ius culturae, ma per il M5S “è una proposta inopportuna e intempestiva”
Il leader della Lega Matteo Salvini e la questione immigrazione
Un anno e un esecutivo dopo, la questione immigrazione
torna a infiammare il dibattito pubblico. Casus belli, per l’occasione,
le parole del bi-Premier Giuseppe Conte che sono parse prefigurare un
cambio di rotta nelle politiche sui migranti. Una sterzata legata alla
recrudescenza dell’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, che
però ha già creato malumori nella compagine governativa.
Immigrazione, cambio di rotta?
Pare che, finalmente, ci sia arrivato perfino il fu Avvocato
del popolo. «Non possiamo tollerare che si entri in Italia in modo irregolare»
ha
infatti dichiarato. «Non possiamo tollerare che» i sacrifici della comunità
nazionale «siano vanificati addirittura da migranti che tentano di sfuggire
alla sorveglianza sanitaria. Non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo essere
duri e inflessibili».
A
preoccupare il Presidente del Consiglio, da quanto è dato sapere, sono soprattutto
due fenomeni che stanno contribuendo a esasperare delle tensioni sociali
già palpabili. Le ripetute fughe di clandestini dalle strutture dove
dovrebbero trascorrere un periodo di quarantena, e l’ondata di arrivi
dalla Tunisia.
«Ho scritto una lettera al Presidente tunisino» ha
affermato il BisConte, «e sono contento che abbia fatto visita ai porti per
rafforzare la sorveglianza costiera. Dobbiamo contrastare i traffici,
dobbiamo contrastare l’incremento degli utili da parte dei gruppi criminali che
alimenta questi traffici illeciti. Dobbiamo continuare in questa direzione,
dobbiamo intensificare i rimpatri».
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire, anche se ci è voluto
il timore del Covid-19 per far rinsavire il Capo del Governo. In ogni
caso, resta sempre da capire se alle parole seguiranno i fatti. Due
concetti proverbialmente separati da un mare che, se il buongiorno si vede dal
mattino, nel caso specifico raggiunge l’estensione di un oceano.
Erano infatti passate solo poche ore dalla rodomontata presidenziale
quando Gallipoli, in Puglia, è
stata teatro di uno sbarco in veliero. Un episodio che ha suscitato
l’ironia del segretario del Carroccio Matteo Salvini.
Buongiorno Amici, nella notte 84 nuovi immigrati clandestini sbarcati a Gallipoli, in Salento, con un veliero… Ma Conte ha promesso che sarà “inflessibile”……
L’ex Ministro dell’Interno ha anche ricordato che, di irregolari, «ne sono arrivati più a luglio di quest’anno che in tutto l’anno scorso». Una frecciata volta ad acuire le già notevoli frizioni interne alla maggioranza rosso-gialla. Ed è diretta in special modo verso quel Pd ideologicamente e pregiudizialmente restio ad ammettere che il leader della Lega possa anche, magari occasionalmente, avere ragione.
Le tensioni all’interno del Governo
«Siamo arrivati a questo punto perché per l’ennesima volta Conte ha deciso di
rinviare. La non gestione di questo tema ha ridato fiato a Salvini e ora
lo stiamo rincorrendo». Così,
secondo un’indiscrezione (smentita da via del Nazareno ma confermata dalla
cronista che l’ha lanciata), sarebbe sbottato il segretario dem Nicola
Zingaretti. Aggiungendo che «qui non si vuole capire che la politica
sull’immigrazione non può essere solo una questione di repressione e
sicurezza».
A prescindere dall’autenticità dello sfogo, è indubbio che
la querelle sui migranti tocca uno dei nervi scoperti che maggiormente esaltano
i dissidi intergovernativi. E non solo per la tendenza dilatoria così
radicata in Giuseppi da avergli meritato (si fa per dire) il nomignolo
di Signor Frattanto.
L’intemerata del leguleio volturarese era infatti giunta
appena dopo un’altra filippica, vergata da Graziano Delrio, il presidente
dei deputati del Partito Democratico. Che, con un tempismo eccezionale, ha
fatto sapere che «sullo ius culturae non mollo».
Si riferiva alla legge sulla cittadinanza “facile”
agli stranieri che è un vecchio pallino – per non dire un’ossessione – di un
partito perennemente in cerca di elettori. E che Vito Crimi, reggente del
M5S, ha
liquidato senza mezzi termini. «Non commento neanche la proposta del
Partito Democratico: mi sembra inopportuna e intempestiva».
Non foss’altro perché, nella precedente legislatura, l’argomento
faceva
perdere ai dem due punti percentuali al mese ogniqualvolta un suo
esponente ne parlava. A ennesima conferma che la Storia sarà anche maestra
di vita, ma ha dei pessimi allievi.
L’immigrazione e il processo a Salvini
Un capitolo a parte lo merita la questione, tangenziale, del processo a carico del Capitano per via del caso Open Arms. Perché sono passati cinque giorni – mica un secolo – da quando il Senato ha votato per mandare alla sbarra l’ex titolare del Viminale. E la vicenda riguardava sempre la facoltà di impedire gli approdi per ragioni di ordine pubblico.
Si dirà: allora, però, non c’era la pandemia da Covid-19.
Vero. Tuttavia c’era (e c’è tuttora) una norma che consentiva di
vietare «l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale» per
motivi di sicurezza. Una norma – il Decreto Sicurezza bis – che la
magistratura è chiamata ad applicare, non a contestare. Così come non
spetta alle toghe il compito di sentenziare sulla linea politica di un
qualsivoglia Governo. O, perlomeno, così era prima che Palazzo Madama pensasse
male di rinunciare all’indipendenza della politica nella speranza di
sbarazzarsi del leader dell’opposizione.
Già solo queste considerazioni avrebbero dovute qualificare
la richiesta del Tribunale di Palermo per quello che è – una farsa. Ma ad
esse si aggiunge anche il paradosso che verrà processato un solo (ex) Ministro quando
«le scelte le prendevamo tutti insieme», come ha
ribadito Salvini.
E c’è chi ha legato questa circostanza alle tempistiche anomale (eufemismo) con cui Palazzo Chigi ha inoltrato i documenti chiesti dai legali del Capitano sul caso Gregoretti. Carte giunte dopo due mesi perché erano state spedite a un indirizzo e-mail errato. Carte che si sospetta potrebbero confermare il ruolo attivo di tutto il Governo Conte semel nel gestire la questione immigrazione.
È vero che, come affermava il DivoGiulio
Andreotti, a pensar male si fa peccato, anche se poi ci si azzecca. Ma l’alternativa
sarebbe un’incompetenza sconcertante. Ed è difficile decidere quale tra i due
corni del dilemma sarebbe il meno imbarazzante.
Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre.
Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.
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