“Il Signore degli Anelli” politically correct, la serie Amazon tradisce Tolkien
“Gli Anelli del Potere” include elfi, nani e Hobbit multietnici “per riflettere l’aspetto reale del mondo”. Ma il re del fantasy moderno, che era profondamente cattolico e conservatore, si rivolterebbe nella tomba
Sta scatenando una ridda di polemiche “Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere”, la nuova serie targata Amazon in onda dal prossimo 2 settembre. Colpa di alcuni personaggi introdotti unicamente e appositamente in ossequio all’ignobile moda del politically correct, essendo completamente estranei all’immaginario dell’autore J. R. R. Tolkien. Il quale, c’è da scommetterci, si starà rivoltando nella tomba.
Bufera su “Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere”
Non è ancora uscita, ma è già nella bufera. Stiamo parlando de “Gli Anelli del Potere”, la fiction di Amazon Prime Video di cui è stato recentemente rilasciato il primo teaser trailer. Che, come riferisceIl Giornale, non è piaciuto minimamente ai fan di “The Lord of the Rings”.
A suscitare le proteste è stata l’ennesima genuflessione al politicamente corretto, di cui il produttore esecutivo Lindsey Weber si è apertamente vantata. «Ci sembrava naturale che un adattamento dell’opera di Tolkien riflettesse l’aspetto reale del mondo» ha detto infatti a Vanity Fair.
Tanto reale da raffigurare un elfo latino-americano (il portoricano Ismael Cruz Córdova) anche se gli elfi solitamente hanno carnagione chiara e sembianze teutoniche. E poi ecco una nananera (la britannica Sophia Nomvete), su cui attendiamo trepidanti il verdetto di Peter Dinklage. E infine, per non farci mancare niente, una tribù multietnica di Hobbit neri, asiatici, mulatti e maori, come l’attore inglese Lenny Henryha anticipato alla Bbc.
Sophia Nomvete e Ismael Cruz Córdova ne “Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere”
D’altronde, come ha spiegatoThe National News, lo sceneggiato non è basato, ma soltanto ispirato alle creazioni del re del fantasy moderno. Proponendosi di raccontare le «eroiche leggende della storia della favolosa Seconda Era della Terra di Mezzo», narrate per lo più ne “Il Silmarillion”.
Tuttavia, per quanto ci riguarda questa precisazione è un’aggravante, perché l’azienda di Jeff Bezos può anche stravolgere tutti i capolavori che crede. Ma abbia almeno il buon gusto di eliminare dal titolo ogni riferimento a (nel caso specifico) “Il Signore degli Anelli”. Dove, per inciso, compaiono anche popolazioni dalla pelle scura, come gli Haradrim. Tanto per dire che, se ci si voleva inchinare (letteralmente) all’ideologia woke, c’erano modi molto più intelligenti per farlo.
Cosa ne avrebbe pensato Tolkien?
Non va peraltro dimenticato che il padre di “The Lord of the Rings” era profondamente cattolico e conservatore. Lui stesso, per esempio, dichiarò che «“Il Signore degli Anelli” è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica». Ed echi biblici si trovano facilmente in altri suoi romanzi, cominciando proprio da “Il Silmarillion”, dove Melkor-Morgoth ricalca esplicitamente l’Angelo decaduto.
È facile, quindi, immaginare cosa avrebbe pensato Tolkien di un LOTR prono alla dittatura del pensiero unico. Tanto più che lo scrittore ha sempre mostrato diffidenza verso gli adattamenti dei propri libri, al punto da affermare che «sarebbe più facile trasporre l’Odissea». Se questi sono i risultati, difficile dargli torto.
Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre.
Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.
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