La buona notizia sui contagi da Covid-19 era stata anticipata dal Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro: «La curva iniziale ci mostra, sostanzialmente, che siamo al plateau», ovvero che «siamo arrivati al picco, ma il picco non è una punta bensì un pianoro da cui ora dobbiamo discendere».
Il trend è stato quindi confermato da Attilio Fontana, Governatore della Regione più colpita dall’emergenza coronavirus – la Lombardia: «non esiste più un incremento del numero dei contagiati da coronavirus», ha annunciato, aggiungendo che «stiamo proseguendo nello sviluppare quell’ipotesi di tanti statistici ed epidemiologi secondo cui è stato raggiunto il culmine, si procederà in piano e poi secondo loro dovrebbe iniziare la discesa».
I dati, sia locali che nazionali, in effetti parlano chiaro. Benché le cifre relative ai decessi restino terribilmente alte (e con tutta probabilità sono anche sottostimate), quelle sull’aumento delle infezioni sono costantemente in calo da giorni, almeno a livello percentuale; inoltre, con la fine di marzo si è avuto anche un decremento dei ricoverati in terapia intensiva, per la prima volta dallo scoppio dell’epidemia.
Brusaferro ha spiegato che l’indice delle nuove positività dovrebbe restare piatto per qualche tempo, per poi scendere «quando non solo non ci saranno nuove diagnosi ma diminuirà il numero totale dei malati complessivi e aumenteranno i guariti». Per l’azzeramento dei contagi, però, «ci vorranno mesi», ha spiegato l’esperto, forse pensando anche alle recenti proiezioni dell’Einaudi Institute for Economics and Finance secondo cui in Italia non dovrebbero più esserci nuovi casi al massimo a partire dal 16 maggio.
Senza contare il rischio che l’epidemia possa ripartire qualora si abbassasse la guardia: un concetto, questo, ribadito a gran voce sia dai medici che dai Presidenti di Regione, che hanno iniziato a mostrare un cauto ottimismo.
«Guardiamo in fondo al tunnel» ha affermato Luca Zaia, Governatore del Veneto, precisando che in questa e nella prossima settimana «ci giochiamo il futuro della nostra comunità». Il Governo condivide, tanto che, per bocca del Ministro della Salute Roberto Speranza, ha annunciato la proroga delle misure restrittive già in vigore almeno fino al 13 aprile.
Certo, subito dopo il Ministro nomen omen ha candidamente ammesso che l’esecutivo rosso-giallo non ha idea di come potrà avvenire la ripresa, oltretutto nelle stesse ore in cui il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, comunicando che il sito dell’ente stava ricevendo 100 domande al secondo, si vantava che i sistemi informatici stessero reggendo: salvo vederli andare in tilt a mattinata non ancora conclusa, con i servizi inaccessibili e la clamorosa esposizione dei dati sensibili degli utenti – bazzecole di cui Tridico ha poi dato la colpa a un attacco hacker. Sutor, ne ultra crepidam! avrebbero detto gli antichi, magari con un occhio pure al Viminale, il cui documento chiarificatore sulle uscite da casa era talmente chiaro da aver richiesto un ulteriore chiarimento.
Ma anche queste inefficienze possono passare in secondo piano. Perché, forse per la prima volta dall’inizio della crisi, il futuro è tornato ad apparire un po’ più roseo. E non era un pesce d’aprile.
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