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Decreto Rilancio, via libera del Governo agli aiuti alle imprese… e non solo

Approvata la maxi-Manovra da 55 miliardi per la ripresa delle attività produttive nella fase 2. Il Dl però prolunga anche lo stato di emergenza (e la vita dell'esecutivo) per altri sei mesi...

Dopo quello che si potrebbe definire un parto politico, il Decreto Rilancio ha finalmente visto la luce. Un nome altisonante per un Dl ambizioso, che mira a tutelare imprese, famiglie, migranti – e costituisce anche una polizza sulla vita del Governo. E che si spera sia scritto meglio dei precedenti Dpcm.

I contenuti del Decreto Rilancio

L’accordo, come è capitato spesso, è stato raggiunto nella notte, che magari non porta consiglio ma porta buone nuove al Presidente del Consiglio. Giusto perché «questo Governo non lavora col favore delle tenebre», come diceva il fu Avvocato del popolo un mesetto fa.

Gli ultimi nodi da sciogliere riguardavano le norme sulla regolarizzazione dei migranti, sulle quali, as usual, ha capitolato il M5S. Decisivo, come avevamo preconizzato, l’intervento del bi-Premier Giuseppe Conte, posizionatosi sulla linea delle altre forze di maggioranza. Ma anche le rassicurazioni sull’esclusione dalla sanatoria dei datori di lavoro condannati per caporalato o per reati quali lo sfruttamento della prostituzione e dell’immigrazione clandestina.

Quindi, con l’ulteriore precisazione del Mef che escludeva problemi di coperture, il Decreto Rilancio è stato approvato dal Cdm dopo una gestazione bimestrale. Tipo quella dei cani e dei gatti, per capirci. Non a caso, sembra che i parlamentari pentastellati abbiano soprannominato Giuseppisignor Frattanto”, con riferimento sarcastico all’avverbio che usa per le sue reiterate procrastinazioni.

In ogni caso, il Dl è venuto al mondo con una dote da 55 miliardi pensata per sostenere l’economia nella fase 2. Una somma finanziata in deficit nell’attesa, o meglio nella speranza che prima o poi giunga anche il supporto della Ue. Come il Recovery Fund tanto invocato – per esempio dal Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni. Dum herba crescit equus moritur.

I contenuti del Decreto Rilancio

Tornando al Decreto Rilancio, esso tra l’altro stanzia fondi per far ripartire le attività produttive, cancellare il versamento dell’Irap e posticipare a settembre le scadenze fiscali. Ma anche per rifinanziare il congedo parentale e il bonus babysitter, oltre a fissare l’ormai celeberrimo incentivo per le vacanze in Italia. Inoltre, vengono prorogate la cassa integrazione e il bonus per lavoratori autonomi e partite Iva. Rispetto a cosa resta un mistero, visto che non sono molti coloro che ne hanno realmente e concretamente beneficiato.

Poi, naturalmente, c’è la parte sull’emersione del lavoro nero su cui Teresa Bellanova, Ministro renziano delle Politiche agricole, era arrivata a minacciare le dimissioni. «Viene regolarizzato chi ha un permesso di soggiorno scaduto, quindi milioni di badanti» oltre ai «lavoratori agricoli che hanno lavorato in agricoltura». Così l’esponente di Italia Viva, smentendo la cifra di 600.000 irregolari circolata dei giorni scorsi. Anche se nella direzione opposta rispetto a quella indicata spocchiosamente dalla conduttrice Myrta Merlino nel rimbrottare la leader di FdI Giorgia Meloni.

https://www.facebook.com/giorgiameloni.paginaufficiale/videos/258719615314713/

Il Dl economico e lo stato di emergenza

Un capitolo a parte merita invece un altro piccolo articolo (il numero 16) apparso come d’incanto nelle ultime bozze del Decreto Rilancio. Una postilla che proroga lo stato di emergenza, in scadenza il prossimo 31 luglio, per altri sei mesi.

Un’inezia di cui francamente si fa fatica a comprendere la raison d’être. Salvo che non abbia la superiore finalità di garantire la sopravvivenza del traballante esecutivo rosso-giallo.

Oltretutto, probabilmente andrebbe cassata per estraneità di materia – e non sarebbe neanche il primo caso. Per dire, nell’altro Dl economico, il Decreto Liquidità, è stato inserito un emendamento prontamente ribattezzato salva-Davigo. Il riferimento è al membro del Csm che in ottobre, al compimento dei 70 anni, terminerebbe il proprio mandato come prevede la legge. il condizionale è d’obbligo perché, per l’appunto, un piccolo comma nel suddetto Dl aumenta di due anni l’età del pensionamento dei magistrati. Salvando così la poltrona del capo dell’icona antimafia Nino Di Matteo.

https://www.youtube.com/watch?v=kcyWIRcYGQk&feature=youtu.be

Lungi da noi pensar male della vicenda, benché «spesso ci si» azzecchi, come affermava il Divo Giulio Andreotti. Tuttavia, Piercamillo Davigo resta colui secondo il quale «non esistono innocenti, ma solo colpevoli che non abbiamo ancora scoperto». Solo per dire che un po’ di prudenza in più, forse, non avrebbe guastato.

Il burocratese e i lauti compensi dei funzionari

Come si è detto, si spera che il Decreto Rilancio sia scritto meglio dei documenti precedenti. A cominciare dal famigerato Dpcm sui congiunti che ha fatto sbellicare mezza Italia e inorridire l’altra metà.

Non è, comunque, solo una questione di stile. Un recente studio sulle retribuzioni nella PA, infatti, ha evidenziato come il piccolo esercito di autori governativi guadagni mediamente circa il doppio degli operatori sanitari.

Più precisamente, il personale non dirigente di Palazzo Chigi ha uno stipendio annuo medio lordo di 56mila euro, contro i 33mila del personale del SSN. A livello dirigenziale, invece, i medici percepiscono un salario medio di 82mila euro lordi l’anno, laddove i funzionari presidenziali incassano 149mila euro.

Sia chiaro, tali emolumenti non sono ascrivibili (solo) all’attuale Governo Conte, ma in periodo di emergenza coronavirus lasciano ugualmente perplessi. Perché da un lato ci sono quanti salvano vite mettendo a rischio (e a volte perdendo) la propria, dall’altro quanti non sanno neppure consultare un vocabolario.

Ecco, pur prescindendo da derive demagogiche, non sarebbe male se stavolta ci venissero risparmiati simili eccessi di burocratese. Non foss’altro, per garantire che il Decreto Rilancio abbia almeno un effetto positivo sicuro: sulla lingua italiana.