Senza alcuna sorpresa, il Parlamento ha approvato in maniera plebiscitaria il PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza noto ai meno anche come Recovery Plan. L’elenco dei progetti italiani che verranno finanziati con il tesoretto stanziato da Bruxelles attraverso il Recovery Fund. Che certamente rappresenta una straordinaria opportunità, ma al contempo rischia di risultare – nel lungo periodo – un’arma a doppio taglio.
Le misure del PNRR
«Sbaglieremmo tutti a pensare che il PNRR, pur nella sua storica importanza, sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi». Così aveva esordito il Premier Mario Draghi a Montecitorio, aggiungendo che «nell’insieme dei programmi c’è anche e soprattutto il destino del Paese».
Guardava e guarda al futuro, l’ex Governatore della Banca Centrale Europea: alla prospettiva di un Paese più moderno da «consegnare alle nuove generazioni». Non a caso, d’altronde, l’euro-programma si chiama Next Generation Eu.
«Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro» ha dichiarato SuperMario, precisando che a queste risorse si sommeranno «fondi per ulteriori 13 miliardi». Che serviranno tra l’altro ad attuare le quattro grandi riforme del fisco, della giustizia, della Pubblica amministrazione e della concorrenza.
Il 40% del totale sarà «destinato agli enti locali», con un occhio di riguardo per il Sud, che riceverà 82 miliardi. Ammonta invece a quasi 70 miliardi la tassa da pagare, da eco-diktat della Commissione europea, alle farneticazioni ambientaliste – pardon, alla “rivoluzione verde”. Cifra assurda in termini assoluti, ma che oltrepassa il ridicolo se confrontata con i soli 18,5 miliardi assegnati alla sanità.
Altri capitoli di spesa riguardano poi infrastrutture e alta velocità, digitalizzazione e cultura, reti ultraveloci e banda larga, e il welfare per le famiglie. Con un’attenzione particolare alle donne e ai giovani, che «hanno sofferto un calo di occupazione molto superiore alla media».
Il rovescio della medaglia
Il PNRR, però, presenta anche il rovescio della medaglia, grossolanamente riassumibile nel fatto che il Fondo per la Ripresa consiste per quasi 2/3 di prestiti. Che, sebbene andranno restituiti in tempi lunghi e con tassi agevolati, vengono guardati con sospetto anche da economisti filo-europeisti quali Tito Boeri e Luigi Zingales. La questione fondamentale, sottolineata anche dal Presidente del Consiglio, è la crescita: «se l’economia cresce il debito si ridurrà».
Non a caso, l’ex numero uno della Bce ha voluto lanciare un monito dai connotati escatologici. «Nel realizzare i progetti, ritardi, inefficienze, miopi visioni di parte anteposte al bene comune peseranno direttamente sulle nostre vite. Soprattutto su quelle dei cittadini più deboli e sui nostri figli e nipoti. E forse non vi sarà più il tempo per porvi rimedio».
Come sostiene il fumetto di Spider-Man, “da un grande potere derivano grandi responsabilità”, e stavolta è tutto nelle nostre mani. Non è dunque sbagliato affermare che le Camere, dando il via libera al PNRR, hanno voluto fare un atto di fiducia. In tutti i sensi.
More Stories
Nasce l’Associazione “Uniti per Rovigo – Capitale del Polesine”: un nuovo impegno per il futuro del territorio
Ius Scholae, Tajani al Meeting di Rimini: “Preferisco chi non ha origine italiana ma canta l’inno di Mameli”
La sesta Provincia del Lazio e il pasticciaccio delle province italiane