Pakistan, violenze dopo l’arresto dell’ex Premier Khan: la nostra intervista
Proteste per il fermo del capo dell’opposizione, ora rilasciato dopo l’intervento dell’Alta Corte di Islamabad: ma la situazione resta tesa, come conferma uno studente dell’Università di Lahore
Da giorni il Pakistan è scosso da violente proteste di piazza scatenate dall’arresto di Imran Khan, già Primo Ministro e attuale capo dell’opposizione. La Corte Suprema, definendo illegale il fermo, ha ora ordinato il rilascio del 70enne ex campione di cricket, ma la situazione resta tesissima. RomaIT ne ha parlato in esclusiva con Zain-ul-Abadin Rasheed, 22enne studente del Dipartimento di Fisioterapia dell’Università di Lahore.
Zain, qual è l’origine di questa protesta così violenta?
È iniziato tutto il 9 maggio, quando l’ex Premier Imran Khan si è recato all’Alta Corte di Islamabad per un’udienza [è accusato di corruzione, N.d.R.]. Dozzine di rangers paramilitarihanno fatto irruzione nella stanza dove si trovava, rompendo porte e finestre, e lo hanno trascinato via nella loro auto.
I membri di spicco del suo partito Pakistan Tehreek-e-Insaaf (Movimento per la Giustizia del Pakistan) hanno allora chiamato a raccolta i sostenitori per una protesta pacifica. Questi però hanno iniziato a bloccare le strade, distruggere e bruciare.
Hanno danneggiato statue e monumenti dei martiri, hanno dato alle fiamme mezzi pubblici, veicoli della polizia, caselli autostradali e stazioni radio. Hanno devastato moltissime proprietà in tutto il Paese, ma si sono scatenati soprattutto nelle grandi città: Lahore, Peshawar, Karachi e Islamabad. A Kalma Chowk, una piazza di Lahore, in piena notte hanno perfino incendiato un container pieno di vestiti, causando una grande esplosione.
Esplosioni in Pakistan, nella zona di Kalma Chowk a Lahore, l’11-05-2023
Il Governo allora ha imposto la sezione 144 [che vieta le riunioni di più di quattro persone, N.d.R.], oscuratoInternet e i principali social media. Questo però non ha fermato le proteste, quindi la sera del 10 maggio l’esecutivo ha fatto intervenire l’esercito. I manifestanti però hanno cominciato a combattere con i soldati, ci sono stati dei morti e molti feriti, sia tra i militari che tra i civili.
Nel frattempo sono stati divulgati degli audio di alcuni maggiorenti del partito che si suggerivano l’un l’altro di portare gente nelle strade per bloccarle. Anche loro sono stati arrestati, ma con tutta probabilità verranno liberati la prossima settimana.
Il Pakistan è una polveriera
Com’è la situazione attualmente in Pakistan?
Giovedì pomeriggio, l’AltaCorte di Islamabad si è riunita e ha concluso che l’arresto di Imran Khan era illecito. Ora quindi l’ex Premier è stato rilasciato, ma il Governo continua ad arrestare i dimostranti dei cui danneggiamenti hanno le prove video.
Hanno arrestato anche un mio vicino che non c’entrava nulla con le proteste. Però aveva partecipato a una festa per il rilascio di Imran Khan, con la sezione 144 ancora in vigore. Inoltre, altre tre persone del mio quartiere, che avevano preso parte alle manifestazioni, sono dovute fuggire e si stanno ora nascondendo dalla polizia.
Cosa succederà ora che Imran Khan è stato liberato?
La situazione si sta calmando, ma non possiamo essere certi che rimarrà così a lungo. Per ora la Corte Suprema ha ordinato a tutti i dipartimenti di non fermare Imran Khan fino a lunedì per nessun capo di imputazione. E gli ha concesso due settimane di libertà su cauzione, per quanto riguarda lo specifico caso di corruzione all’origine della rivolta.
Il fatto è che ogni volta che c’è qualcosa contro di lui o i suoi piani, i principali componenti del suo partito si appellano alla piazza. E il circolo vizioso riparte perché i suoi seguaci si comportano sempre allo stesso modo, con vandalizzazioni e barricate stradali anziché proteste pacifiche.
Quando l’Alta Corte di Islamabad ha liberato Imran Khan, all’esterno c’erano molti ufficiali della Polizia del Punjab, e lui ha detto che erano lì per arrestarlo di nuovo. E ha aggiunto che, se questo dovesse succedere, ricomincerà tutto da capo, anche se lui non lo volesse. È sicuro al 100%, perché è quello che accade sempre.
Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre.
Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.
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