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Minneapolis in fiamme. Il mondo in fiamme.

“Lasciatemi, non riesco a respirare…”. Sono le ultime parole pronunciate da George Floyd, un uomo afroamericano morto in seguito al feroce trattamento a cui è stato sottoposto da agenti di polizia a Minneapolis. La sequenza è stata filmata da una passante. Nel video l’agente blocca per diversi minuti Floyd – disarmato – dopo che era già stato ammanettato. Da quel momento in poi a Minneapolis e’ messa sotto assedio dalla protesta: si e’ saatenato l’inferno, la citta’ e’ in stato di emergenza. …e’ la storia che si ripete.

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Il 1 dicembre 1955 una donna di colore, Rosa Parks, in Alabama, si rifiuto’ di cedere il posto da lei occupato su di un autobus, ad un uomo bianco. La donna fu arrestata e accusata di aver violato una delle ordinanze sulla segregazione della città. In risposta a tale evento, l’allora sconosciuto Martin Luther King organizzo’ un boicottaggio pacifico delle autolinee di Montgomery, per protestare contro la segregazione razziale. Fu l’inizio di un grande cambiamanto. Da quel momento in poi l’America ha fatto passi avanti, grazie al Civil Right Act. I movimenti di liberazione hanno conosciuto negli anni sessanta un rapido sviluppo grazie all’opera di attivisti come Malcolm X e Martin Luther King. Il processo di desegregazione razziale ha proceduto con risultati incoraggianti si dice in questi casi – e son stati stabiliti dei punti di riferimento inamovibili: ma per la lotta all’uguaglianza e alle vere pari opportunità,

Ma nell’arco degli anni sono davvero cambiate le cose per la gente di colore che sale su un autobus, che cerca un impiego, che chiede un mutuo o che viene fermata per un controllo dalla Polizia? E’ svanito il sospetto che oscura il colore della pelle di un uomo qualsiasi sia la luce che lo illumina?

No. La vera questione razziale negli Stati Uniti non si e’ mai davvero sopita. Perche’ e’ la perenne lotta tra bene e male sotto una diversa forma. E a buttare la polvere sotto il tappeto si fa presto.

Tre giorni fa a Minneapolis tutti hanno visto l’afroamericano George Floyd, l’uomo di quarantasei anni morto sotto il peso dei quattro poliziotti che lo avevano ammanettato. Sotto il peso insostenibile della razza bianca. (Si e’ trattato di incidente medico secondo i poliziotti…)

I quattro sono ora sotto inchiesta. L’FBI indaga.

Quelli di Minneapoli sono fatti di una storia che si ripete, da sempre: uomo nero io avro’ il tuo scalpo. Ed oggi la violenza, feroce, massiccia ed esponenziale che ha messo a ferro e fuoco Minneapolis, con morti, incendi di un Precinto di Polizia, saccheggi, manifestazioni violentissime ed incidenti senza sosta, si sta ovviamente spostando in altre citta’ americane. Come un anello di una catena che si lega all’altro.

Perche’ il popolo ha ovunque fame di giustizia e prende spunto per scatenare la propria rabbia anche se volesse farne a meno – dalla morte di un uomo per un atto di supremazia.

Da Washington il Presidente medita. Medita…medita. Ed ancora medita… ne e’ davvero in grado?

Trump e la sua amministrazione, quella (liberale e libertaria?) che oggi comanda negli USA sapra’ affrontare questo ennesimo scontro tra culture? Perche’ di questo si tratta, di ignoranza, di falsa e vile presunzione bianca.

Non va giustificata la violenza, nemmeno dopo l’orribile morte un uomo rimasto soffocato per sette lunghissimi minuti durante un fermo di polizia, ma senza una politica meno oppressiva e piu’ coinvolgente di tutte le classi che frammentano la nostra societa’, oggi e domani sara’ ancora stato di emergenza.

Le fiamme di Minneapolis sono alte e sono visibili ovunque.

https://it.euronews.com/2020/05/26/non-riesco-a-respirare-un-altro-afroamericano-ucciso-da-un-poliziotto-negli-usa

Francesco Di Pisa è Dottore in Giurisprudenza con Master in Scienza delle Comunicazione. Libero professionista, dopo la Spagna, la Gran Bretagna, si occupa di politiche Marketing, consumo, comunicazione e scrive di politica, attualità e costume.

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