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Politica

Metodo Draghi, la linea (euro)sovranista che manda in tilt gli anti-sovranisti

Il Premier sostiene che, se l’Europa non funziona, si può fare da sé: innescando l’ennesimo cortocircuito degli “euroinomani”, che parlano di “pragmatismo” per non dire che è la stessa linea del leader leghista Salvini

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Il Premier Mario Draghi

Probabilmente nessuno, tantomeno i manutengoli del politically correct, si sarebbero aspettati che il loro ennesimo cortocircuito sarebbe stato innescato dal metodo Draghi. Con ciò intendendo quella linea che SuperMario ha dettato nel corso della conferenza stampa di presentazione del Decreto Sostegni. Quando gli era stato chiesto un parere sulle decisioni della Germania in relazione ai vaccini anti-Covid – e, segnatamente, al caso AstraZeneca. E il Premier Mario Draghi era stato tranchant: «Bisogna essere pratici, si cerca di stare insieme ma qui si tratta della salute. Se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio».

Una dichiarazione d’intenti che aveva immediatamente fatto scattare i pavloviani peana dei media mainstream, rapidissimi a inneggiare al pragmatismo europeo dell’ex Governatore della Bce. Di cui sono arrivati a elogiare l’abbandono delle «inutili condiscendenze verso la Ue».

Tutto ciò, naturalmente, va benissimo: a parte il piccolo e insignificante dettaglio che le stesse istanze erano già state espresse dallo spauracchio Matteo Salvini.

Il metodo Draghi e il cortocircuito politically correct

Che il leader della Lega rappresenti l’ossessione degli intelliggenti con-due-gi lo dimostrano le amenità di Enrico “stai sereno” Letta, neo-segretario del Pd. Il quale, dal momento della propria designazione, ha esternato una serie di proposte (in primis lo ius soli) meramente provocatorie. Come se a sostenere l’ex numero uno della Banca Centrale Europea ci fosse un monocolore di via del Nazareno, anziché una maggioranza ecumenica. Che richiede a tutti, per ragioni di realpolitik, di rinunciare ai temi maggiormente divisivi.

Da qui il panico antropologicamente superiore da metodo Draghi, seguito dal vecchio espediente di cambiare nome ai concetti sgraditi per dar loro una parvenza di accettabilità. E, con un ultimo salto mortale carpiato all’indietro con doppio avvitamento, gli euroinomani hanno perfino provato a spiegare le ragioni dell’arrampicata sugli specchi. «Possiamo farlo perché, a differenza del filo-Putin Salvini, nessuno può mettere in dubbio l’atlantismo del Presidente del Consiglio».

Insomma, c’è sovranismo e sovranismo, e la sua paradossale esaltazione da parte degli anti-sovranisti sarebbe giustificata a patto che lo si spacci per decisionismo draghiano. E meno male che non intendevano morire democristiani!

Mirko Ciminiello è nato a Rimini nel 1985 e vive a Roma, dove si è laureato in Chimica (triennale) e Chimica Organica e Biomolecolare (specialistica) alla Sapienza, in Scienze della Comunicazione (triennale) e Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione (magistrale) a Roma Tre. Giornalista, attore per hobby, collabora con l'associazione Pro Vita e Famiglia ed è autore di 9 libri, di cui due in inglese.