Si è conclusa ieri la presentazione della collezione “Haute Couture Dior per l’Autunno/Inverno 2019-20”, Maria Grazia Chiuri porta a casa la Legion d’Honneur, la più alta onorificenza della Repubblica francese. E’ la prima donna italiana ad aver ottenuto un riconoscimento simile, il suo merito è stato quello di aver portato gli ideali femministi all’interno del fashion system. E’ creative direttrice creativa presso Dior, un marchio coraggioso nell’abbandonare i canoni e le gerarchie da sempre maschili. Dior grazie alla Chiuri ha cambiato linguaggio. E’ la prima donna e designer a cui è stato attribuito un riconoscimento la ragion d’essere è semplice, è tra le matriarche della lotta contro le discriminazioni di genere,in un ambiente come quello della moda per certi versi disincantato. Vettori di tutto il suo discorso è stata l’esigenza di riscatto. Non si è negata alla commozione Maria Grazia Chiuri, suscitandone a sua volta nei presenti. In svariate occasioni ha ricordato i suoi inizi. Sembra giusto e anzi, doveroso, ricordare sempre dove tutto è iniziato. Figlia d’arte, sin da piccola incalzava la sua passione per l’ abbigliamento, la voglia di ribellarsi al canone imposto dall’artigianato familiare. Ciò che sembrava ai parenti una semplice opposizione adolescenziale, si è rivelata poi la lucida voglia di vestirsi come le meglio credeva per se stessa. L’abito non fa il monaco, questo è vero, ma Maria Grazia Chiuri, capelli color platino raccolti in maniera perfettamente simmetrica e con un filo blu oceano sulle palpebre, ha fatto del suo stile un marchio di fabbrica. E non si tratta del bisogno incessante di molte donne di vestirsi, comportarsi, parlare come uomini per essere rispettate,credo che riguardi più una vocazione verso se stesse. Da lei stessa dichiarato, in molti sono coloro che tutt’oggi si stupiscono nella scelta della Casa d’haute couture francese di avere un capo donna, il primo della sua storia. Eppure poco spesso ci chiediamo se sia giusto che un uomo possa ricoprire certi ruoli. Ma credo che ognuno di noi possa riconoscere quanto il lavoro femminile, a patto che sia caratterizzato da pazienza, impegno, totale dedizione, possa cambiare il mondo. Non per ultimo il monito nei confronti delle giovanissime a seguire il loro istinto, la loro creatività, senza paura. E cosa di primaria importanza ricorda quanto gli errori spesso sono dei punti di svolta inevitabili nella nostra vita, e come la concezione che spesso li associa a una rottura, un calvario fallimentare, vada necessariamente cambiato.