Contattaci

Tutti gli articoli

Le nuove magiche scoperte di Pompei come un vaccino per i mali della nostra societa’

Pubblicato

il

Sono partite le vaccinazioni contro il Covid-19 e le cronache raccontano ovunque di un evento planetario che evidentemente fa di per se’ la storia. Un continente intero ha scoperchiato all’improvviso la sua inaspettata vulnerabilita’ e la scienza procede nell’intento di difenderla e di porre un argine alle morti per un virus invisibile. Ma danni seri alla casa comune provengono anche da un altro virus, pericoloso quanto e piu’ del Covid, l’ignoranza verso la bellezza.

Oggi infatti, non parte solo un progetto per proteggerci verso il futuro, e’ anche una data per spalancare il cuore e l’animo su una parte gioiosa della storia. L’argomento che ci seduce e strappa – almeno per un attimo – il respiro e’ l’ammirazione e lo stupore per il rinvenimento del quasi intatto Thermopolium di Pompei datato 79 dopo Cristo (anno dell’eruzione che coprì la città flegrea) arricchito e decorato da incantevoli dipinti ancora in perfetto stato.

Il Thermopolium dal greco antico θερμοπώλιον – era una sorta di capanno di street food ante litteram, spazio aperto, letteralmente luogo dove veniva venduto qualcosa di caldo. Una struttura commerciale di altri tempi, in cui era possibile acquistare vino, bevande, leccornie e tanti e vari cibi da asporto ben cucinato.

Fate una croce sui fast food che oggi sostituiscono e scambiano il piacere della socialita’ con l’orrore consumistico della nostra societa’, non pensateli nemmeno, perche’ al confronto equivarrebbe a bestemmiare. Pare che il cibo consumato per strada – a Pompei come altrove, è un’invenzione che affonda le radici ai tempi dell’Impero Romano: pur veloce e talvolta essenziale, tale era pur sempre una cosa seria (mai capitata o attesa per caso dietro le lunghe, noiose e purulente file dell’asporto moderno.)

Nel mondo antico i poveri non avevano cucine attrezzate, fornelli adatti o numerose stoviglie e pentole dove poter cucinare. Accadeva perciò che esistessero appunto i Thermopolium, veri e propri punti focali per rifocillarsi, (l’ultimo e’ solo uno dei tanti presenti lungo le stradine di Pompei, che servivano pasti caldi ad un prezzo accessibile.)

I piatti erano semplici quanto complessi, si partiva dall’impiego congiunto di mammiferi e uccelli, a quello di pesci e lumache nella stessa pietanza. Dal rinvenimento di minime tracce e reperti, Archeozoologi di fama come Chiara Corbino ci spiegano in dettaglio di come si preparassero le zuppe a base di legumi o di paella ante litteram. O ci narrano di quel particolare trattamento del vino, come racconta l’archeobotanica Chiara Comegna, le cui uve venivano corrette con le fave per sbiancarlo e nello stesso tempo a correggerne il gusto, come pure conservato in un recipiente che aveva sul suo fondo una tegola per separare i legumi dal liquido ed evitare di mescere il vino. Le ricette sono infinite, non finiscono di arricchire le nostre curiosita’ o ansie culinarie…

Al di la’ della valenza dell’incredibile aspetto archeologico (i soli dipinti, quei colori solari e le figure vive che lo decorano ci lasciano stupefatti ancora e sempre di piu‘) dal rinvenimento del nuovo thermopolio prosegue quell’evoluzione della comprensione del significato e importanza dell’aspetto sociale e persino comunicativo … rappresentato dal rinvenimento di un probabile “volgare” graffiti contro il titolare del termopolio stesso ad opera di un cliente di allora!

E’ una scheggia di umanita’ che – dopo esser stata stravolta, annientata, cancellata e sepolta, risorge e da’ senso, vita e leggerezza persino ad un atto feroce e naturale di morte che fermo’ tutto – nel Tempo.

Perche’ se pure vasto, indefinibile, mutato nei secoli, contratto da giudizi sulla perfezione del corpo come dell’animo o della della mente, le finzioni, i trucchi, l’infinito e mai definito concetto di bellezza, e’ uno solo il senso dell’armonia della conoscenza, della storia, dell’arte e della cultura – che si propagano nelle coscienze di ognuno di noi: la Bellezza: come un fulmine che illumina la notte buia e oscura dei tempi.

Su riuscissimo a diffondere quest’altro vaccino, mai troppo costoso, disponibile sotto gli occhi di tutti, semplice da somministrare, l’uomo moderno malato ne godrebbe infinitamente. Nutrirsi di conoscenza, contribuirebbe a far sparire i tanti e dannosi mali portati dal virus dell’ignoranza e da quelle subculture che ci infettano con falso garbo e false promesse…

Francesco Di Pisa è Dottore in Giurisprudenza con Master in Scienza delle Comunicazione. Libero professionista, dopo la Spagna, la Gran Bretagna, si occupa di politiche Marketing, consumo, comunicazione e scrive di politica, attualità e costume.

Continua a leggere
Advertisement
Clicca per Commentare

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *