È di italiani la ricerca pubblicata su “Nature Genetics” che ribalta gli studi di qualche anno fa, secondo il quali ci si ammalerebbe di cancro per casualità e che anche in un ipotetico mondo perfetto non potremmo impedire le mutazioni. La ricerca è stata capitanata da: Pier Giuseppe Pelicci, co direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia e Professore di Patologia Generale all’Università di Milano; Gaetano Ivan Dellino, ricercatore IEO e di Patologia Generale dell’Università di Milano e Mario Nicodemi, professore all’Università di Napoli Federico II.
Studiando le cellule tumorali del seno, i ricercatori hanno concluso che le cellule sono condizionate da fattori esterni, e quindi dal nostro stile di vita e dall’ambiente in cui viviamo. I tumori possono infatti nascere, non solo da piccole mutazioni genetiche ma anche da alterazioni consistenti, le cosiddette traslocazioni cromosomiche, causate dalla rottura della doppia elica del DNA che porta allo scambio di porzioni tra cromosomi, che come spiegato non avvengono per caso.
“Possiamo prevedere quali geni si romperanno con una precisione superiore all’85%. Tuttavia solo una piccola parte di essi darà poi origine a traslocazioni.” spiega Dellino.
Secondo Pellici l’importanza di questa ricerca sta nel riportare l’attenzione sulla prevenzione dei tumori, molto spesso sottovalutata e alla quale attualmente è’ destinato solo il 5-10 % dei finanziamenti alla ricerca sul cancro. Ad oggi si sa per certo che fumo, alcol, inattività fisica, eccessiva esposizione al sole, diete ricche di zuccheri e carni rosse ma povere di frutta, legumi e vegetali sono fattori che contribuiscono allo sviluppo di cellule tumorali. Il singolo deve quindi rientrare nell’ottica che un pessimo stile di vita ha delle conseguenze sulla possibilità di ammalarsi o meno, a differenza di quanto si pensava in seguito ai tre lavori di Bert Vogelstein della Johns Hopkins Medical School del 2016, 2017, 2018 che indicavano come le mutazioni fossero dovute a errori casuali e quindi inevitabili.
“Ciascuno di noi può scegliere se prevenire il 40% dei tumori, con pochi e precisi cambiamenti del modo in cui viviamo” dice Pellici “La comunità scientifica lavorerà sul restante 60%. A patto che ci siano fondi sufficienti per la ricerca”.