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Omicidio carabiniere: “In cielo fanno economie, le candele sono tutte spente”

Roma nel sangue. Mario Cerciello Rega, il Carabiniere ammazzato in zona Prati mentre in borghese, con un collega, tentava di sventare un furto, aveva 35 anni. L’Italia intera e’ in lacrime.

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Mario Cerciello Rega, il Carabiniere ammazzato nel centro di Roma mentre tentava di sventare un furto dai contorni ancora poco chiari, aveva 35 anni. Amatissimo, stimatissimo per la sua predisposizione innata ad aiutare il prossimo, Mario Cerciello Rega rispecchiava l’immagine del perfetto servitore dello Stato, termine alto e vivo a cui solo i vigliacchi danno un senso dispegiativo e letale.

Sposato da circa un mese, il Vice Brigadiere dell’Arma proveniva da Somma Vesuviana, zona fertilissima alle pendici del vulcano partenopeo, terra nota per le sue antichissime origini e ritrovamenti archeologici tra cui una villa romana dove alcuni storici ritengono sia morto l’imperatore Cesare Augusto.

“Ancora una volta– ha detto il capo della Polizia, Franco Gabrielli, un uomo delle Istituzioni viene colpito, pagando con la vita il proprio impegno per la tutela della legalità e del vivere civile al servizio delle comunità”.

Esistono vari modi in questa nostra comunità per ricordare l’esempio di un uomo cosi’ giovane che cade a terra per sempre compiendo il proprio dovere. I colleghi della Polizia di Stato lo hanno salutato per esempio passando davanti al Comando Generale dei Carabinieri a Roma a bordo delle volanti – a sirene spiegate. L’immagine, nel suo stridio assordante ci appare toccante, da brividi. A breve poi – certamente – lo Stato riconoscerà al Carabiniere caduto, una medaglia al valore, l’onorificenza massima per “…premiare gli atti di coraggio compiuti in attività militari non belliche svolte dall’Arma dei carabinieri diretti a salvare vite umane, ad impedire sinistri …”

Va aggiunto che pochi anni fa Mario Cerciello Rega aveva già ricevuto un encomio per aver accompagnato all’ospedale Bambino Gesù di Roma una donna sola e la sua bambina in circostanze drammatiche.

Ma si sa, l’universo umano è frastagliato, disunito e l’inferno – quello vero, umano – si scontra e dissolve in cocci rotti e poi cenere senza colore, e si diversifica in gironi dove le commemorazioni si trasformano in un infamante denigrare in cui – in piena, piombata, tombale eppure fracassante movida notturna, un gruppo di ragazzotti sconvolti dalle ferite dell’alcool e ostaggio dei martelli dell’ignoranza inneggiano al Carabiniere appena morto come “Uomo di merda, Carabiniere uomo di merda, devi morire… Carabiniere devi morire!”

A Somma Vesuviana, dove chissà, verrà probabilmente riconsegnato alle sue alte origini e riportato a riposare in pace Mario Cerciello Rega, sorge nel centro, la chiesetta di San Giorgio Martire. Non è San Mario il Martire, ma un po’ come la vita del Carabiniere, prima esaltata, lodata, estasiata e alla fine persino denigrata e mortificata in slogan da teppaglia da stadio e circostanze dai futili motivi, la chiesa del Martire sembra che sia stata distrutta varie volte ma sempre riedificata.

Su questo continuo e faticosissimo ripristino, dalle macerie umane e non, nonostante tutto e tutti, dobbiamo fare riferimento durante il nostro cabotaggio, pur se come diceva il poeta inglese in Macbeth, “In cielo fanno economie: le candele sono tutte spente.”

Francesco Di Pisa è Dottore in Giurisprudenza con Master in Scienza delle Comunicazione. Libero professionista, dopo la Spagna, la Gran Bretagna, si occupa di politiche Marketing, consumo, comunicazione e scrive di politica, attualità e costume.

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