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Il razzismo di Minneapolis e il Covid 19, due virus che uccidono per asfissia

Dilagano le proteste e i saccheggi in USA dopo la morte di George Floyd a Minneapolis. Oltre 40 citta’ sotto coprifuoco. Altri morti durante gli scontri. Trump prega sulla bibbia e minaccia di lanciare l’esercito. E’ il virus del razzismo non il Covid 19, a mietere altre vittime.

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Mentre da Portland a Boston ormai anche i poliziotti si inginocchiano in ossequio a George Floyd, a Washington, un’imponente scorta fa strada a Donald Trump in cammino dalla Casa Bianca alla vicina St.John Episcopal Church con una bibbia in mano.

Mariann Edgar Budde, Vescovo di Washington si è detta “indignata” dalla presenza di Trump, per il modo in cui egli ha ostentato il libro sacro pervadendolo di un messaggio in totale discrasia con quello del dialogo per ricomporre l’orribile ferita che sta lacerando la societa’ americana.

Il contrasto tra le due fotografie rappresenta lo stato delle cose. Il Presidente non vuole, non puo’ – chinare la testa – sarebbe un segno di debolezza contro quelli i suoi principi- e questo a nostro avviso sta causando un pericoloso stallo all’intero sistema democratico statunitense. Potrebbero scendere in piazza persino i Marines a questo punto. Le forze dell’ordine prendono posizione, la stessa di alcuni autisti che si rifiutano di guidare bus con i manifestanti fermati alle dimostrazioni.

Tutti noi condanniamo i saccheggi e l’uso delle armi durante le proteste, ma l’immagine che stona e’ quella di un Presidente mai super partes, scandalo vivente di un pensiero politico dittatoriale che non ammette dialogo nel contrasto sociale, che fa parlare di se’ per l’acconciatura dei capelli, per le gaffe sul coronavirus, per le polemiche continue contro Cina, Europa e gli ammiccamenti alla Corea del Nord, o quando confonde l’11 Settembre con l’11 Luglio, o quando dimentica di mettere la mano sul petto durante l’inno nazionale, o spintona violentemente il Presidente del Montenegro ad un vertice Nato per farsi avanti come un cowboy dentro un saloon, o si arrampica sugli specchi parlando dell’accordo nucleare con l’Iran confondendo persino il suo portavoce, o quando ricorda che nel 1775 gli USA hanno preso possesso degli aeroporti inglesi, che Obama altri non e’ che il fondatore dell’Isis... La sua, una politica pro domo sua fatta di tagli alla sanita’ e alle tasse dei superricchi, di muri, di attenzione all’economia di casa e al contempo comicita’ mondiale, tutto in nome dell’America great again. Una figura imponente e distaccata dalla realta’ di fatti che non possono essere solo racchiusi nella violenza di questi scontri.

Questo e’ un dramma che va persino oltre la morte stessa di George Floyd, colpevole per aver tentato di acquistare delle sigarette con una banconota falsa da venti dollari – arrestato, circondato, buttato per terra e poi ammazzato – dicono oggi i referti indipendenti – con il peso schiacciante di un ginocchio sul collo: asfissia provocata da poliziotti gia’ al centro di inchieste interne per il loro operato in servizio.

Nell’epoca del Covid 19, il mostro invisibile che si insinua e spacca i polmoni, George Floyd e’ morto soffocato da un virus di origine del tutto umana: il razzismo che ancora serpeggia attorno a noi.

Francesco Di Pisa è Dottore in Giurisprudenza con Master in Scienza delle Comunicazione. Libero professionista, dopo la Spagna, la Gran Bretagna, si occupa di politiche Marketing, consumo, comunicazione e scrive di politica, attualità e costume.

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