La Mafia è stata definita un sentimento e per decenni considerata un fiore all’occhiello, un gioiello da mostrare nelle grandi occasioni, un’appartenenza d’onore irrinunciabile, una conseguenza inevitabile tanto quanto una necessità di contrapporsi allo Stato sopraffattore e invasore.
Il 23 Maggio del 1992, la sera della strage di Capaci, tutti ricordano dov’erano e cosa stavano facendo. Alla notizia dell’attentato contro Falcone, sua moglie Francesca e dei tre uomini della sua scorta, alla visione delle prime immagini ancora frammentarie, tra fumo e lamiere contorte, increduli e straziati gli uomini di buona speranza, persero proprio quella, la speranza.
Falcone e i ragazzi che persero con lui, per lui e per noi la loro vita, rappresentavano il no deciso a quel sentimento, a quel gioiello, a quell’appartenenza, a quella conseguenza, a quella necessita’.
27 anni dopo molto e’ cambiato, indagini, processi, condanne; la speranza e’ rinata, cresciuta poco alla volta sulle macerie del cratere di decine di metri creato dalla deflagrazione dell’autostrada per Palermo, rafforzata dalla durezza dell’articolo 49 bis e dal lavoro degli uomini umili e silenziosi che fanno semplicemente e quotidianamente il proprio dovere.
Una giornata di credibilita’ e valore particolare il 23 Maggio, che deve accompagnarci ed innalzarci, che dovrebbe veicolare i comportamenti dello Stato oggi, domani ed in ogni sua manifestazione quotidiana e non solo durante le commemorazioni, le medaglie al valore e gli onori straordinari concessi indolentemente a chi ha dato tutto e poi, tradito, e’ caduto.
Francesco Di Pisa