Mosa Meat, una start-up dell’Università di Maastricht in Olanda, nel 2013 ha presentato il primo hamburger creato in laboratorio da coltura cellulare. Con questo metodo e’ ora possibile produrre 175 milioni di hamburger dalle cellule di una sola mucca a fronte delle 440 mila che verrebbero macellate. Il professore Mark Post e’ a capo del progetto che ha raccolto 7,5 milioni di euro di investimenti e tenterà di far arrivare i propri prodotti sul mercato per il 2021.
Questa modalità di produrre carne eviterebbe il macello di tantissimi animali, ma ci sono tanti interrogativi ancora da risolvere. In primis non si e’ ancora certi della quantità di energia impiegata. Nella produzione viene fatto uso di siero di feto bovino, cio e’ eticamente accettato se si rimane nell’ambito della ricerca, ma potrebbe non esserlo più per scopi commerciali. I costi di produzione sono molto alti: il primo hamburger ha avuto bisogno di 300mila euro, ora si parlerebbe di 20 euro al chilo. Inoltre l’Ue dovrà prendere in esame questi nuovi alimenti (“novel food”) e la decisione finale spetterebbe comunque al pubblico senza la cui accettazione il prodotto non avrebbe ragione di esistere.
Una delle ragione per cui si investe molto in questo campo e’ quella di eliminare l’impatto negativo che la produzione di carne ha sul clima. Secondo un rapporto Fao dal titolo “L’ombra lunga dell’allevamento” che quantifica le emissioni di gas serra del settore al 18% del totale, a dare un contributo al cambiamento climatico “superiore a quello dei trasporti” e’ il metano prodotto dalla fermentazione enterica dei ruminanti (flatulenze di mucche, pecore e capre).
Non dimentichiamoci che in tutto ciò la domanda di carne a livello globale è sempre più forte.“Con la carne coltivata possiamo produrre più carne, in modo che tutti possano avervi accesso e non diventi un prodotto scarso riservato solo ai ricchi”, dice Sarah Lucas, direttrice operativa di Mosa Meat. “Con un ridotto impatto ambientale e più attenzione al benessere animale”.
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